Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Limud ad un anno dalla scomparsa di Donatella Limentani

    Mercoledì 3 Marzo, in diretta sulla pagina Facebook dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma, un Limud in memoria di Donatella Limentani Pavoncello, scomparsa lo scorso anno.

    Storica della cucina ebraica, con una propria rubrica di ricette su Shalom, scrittrice, poetessa e insegnante alla scuola ebraica.

    Per commemorare questa figura così presente nella Comunità, si è scelto di parlare di Kasherut e origini della cucina ebraica, insieme a Rav Riccardo Di Segni, Rav Shalom Mino Bahbout, Rav Shalom Hazan e il Dott. Claudio Procaccia.

    Donatella è stata autrice di numerosi libri che oltre a racchiudere antiche ricette, raccontano la storia della sua famiglia e di tradizioni fortemente radicate all’interno della Comunità, che venivano lette anche da non ebrei; tra i più famosi “Dal 1880 ad oggi. La cucina ebraica della mia famiglia”.

    Parlando di cucina, non poteva mancare uno spazio dedicato alla kasherut, che è stato l’argomento su cui si sono confrontati i rabbanim.

    “Le regole della kasherut sono regole di distinzione, che separano il popolo ebraico dagli altri” dice Rav Di Segni, nello spiegare il divieto di mangiare il maiale in chiave allegorica:legato al discorso dell’idolatria, poiché in alcune culture era visto come una divinità, o di ipocrisia, dal momento che secondo le regole della kasherut, il maiale ha l’unghia spaccata (perciò un segno estetico, apparenza), ma non rumina.

    Dagli animali vietati a quelli permessi: Rav Shalom Hazan ha focalizzato l’attenzione sulla mitzvà del mangiare animali kasher e dei segni che lo caratterizzano: l’importanza di osservare le mitzvot per migliorare se stessi e avvicinarsi a K.B.

    “Donatella era una grande maestra e una grande persona: sapeva avere quella gentilezza, quel ramo di ghevurà e di rigore per insegnare, sia verso se stessa sia verso gli altri” ricorda Rav Hazan,  “Con la speranza che i suoi familiari e chi l’ha conosciuta, possa seguire l’esempio che lei ha rappresentato”.

    Un particolare tema, quello del vegetarianesimo, viene affrontato da Rav Bahbout: il permesso di mangiare carne animale viene dato a Noè dopo aver salvato gli animali, costruendo l’arca, e dopo aver fatto un sacrificio, usufruendo dell’animale per uno scopo preciso.

    Cos’è cambiato? Prima che Adamo trasgredisse la regola di non mangiare il frutto proibito, già si poteva mangiare la carne, permesso che è stato tolto con il peccato di Adamo, e riacquisito con il sacrificio di Noè, che si serve della carne animale per un rito religioso, non per uso personale e soprattutto dopo aver salvato gli animali dal diluvio.

    Ad essere cambiata dunque era la natura dell’uomo, e ciò ha comportato il permesso di avere un alimento nuovo.

    La Torah non è a favore o contraria al vegetarianismo, tanto che c’è la regola di mangiare carne di Shabbat. Adesso la carne è una necessità dell’uomo.

    “La prima mitzvà che viene data all’uomo è di non mangiare tutti i frutti degli alberi. Perciò si riferisce ai vegetali” spiega Rav Bahbout,  “Secondo la Torah anche i vegetali, come gli animali hanno una propria vita, che va rispettata. Le mitzvot infatti parlano della cura che bisogna avere dei vegetali.

    Mangiando il frutto dell’albero della conoscenza, si è trasgredita la prima mitzvà relativa al cibo che è stata data all’uomo”.

    A conclusione degli interventi, Claudio Procaccia, attraverso una serie di immagini dell’Archivio Storico della Comunità Ebraica, parla dell’evoluzione della cucina ebraica; di come l’affluenza di nuovi ingredienti nel corso della storia siano diventati fondamentali nella cucina tradizionale giudaico romanesca, fino all’incontro con la cucina tripolina, a seguito della cacciata dalla Libia, che ha introdotto delle novità e di come nel corso degli anni, gli ebrei abbiamo potuto mangiare kasher.

    “Abbiamo deciso di fare questo Limud non solo per onorare il ricordo di mia nonna come storica della tradizione e della cucina  ebraica romana,ma perché è stata un punto di riferimento per noi e per tante generazioni, in quanto professoressa della scuola ebraica romana Angelo Sacerdoti”, raccontano le nipoti di Donatella, Benedetta e Chiara Sabatello, “Le dor va dor” – “Di generazione in generazione” e quale occasione migliore di un limud per trasmettere i nostri saperi alla nostra Keillàh?

    Che il suo ricordo sia sempre di benedizione per tutti noi. Ham israel hai”.

    CONDIVIDI SU: