Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Novara: “Giusto denunciare, ma non facciamo il loro gioco” – Intervista a Ruth Dureghello

    Il macabro corteo di manifestanti “no green pass” che ha sfilato a Novara, con il filo spinato e i vestiti che imitavano quelli degli internati nei campi di sterminio, ha sollevato molte reazioni del mondo politico, dell’opinione pubblica e delle comunità ebraiche. Farsi sentire, d’accordo, ma non sempre, perché quando i paragoni tra Shoah, green pass e vaccini diventano una pericolosa forma di linguaggio per attirare l’attenzione, l’indignazione a voce alta può essere rischiosa. Così la pensa la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello: «Ho l’impressione che l’utilizzo dei simboli della Shoah da parte dei No Green Pass sia diventato lo strumento per ottenere una visibilità che altrimenti non avrebbero. Giusto denunciarne la gravità, ma dovremmo interrogarci sull’opportunità di non cadere nella loro provocazione» scrive Dureghello in un tweet, aprendo così un dibattito. Shalom l’ha intervistata.

     

    Presidente, lei sostiene che quella dei fatti di Novara sia una provocazione diversa rispetto a tante altre a cui abbiamo assistito.

     

    Temo che la provocazione dei no Green Pass sia strumentale per attirare un’attenzione che altrimenti non ci sarebbe. Da un lato l’indignazione è tanta, dall’altra dovremmo chiederci se cinquanta ignoranti in un mini corteo non usino i simboli della Shoah consapevoli che quella provocazione è l’unica che gli permette di finire sui giornali. In questo senso non dobbiamo cadere nella loro trappola.

     

    La Comunità Ebraica di Roma in genere è molto reattiva, e fa sentire la sua voce davanti agli episodi di antisemitismo. Perché stavolta, davanti alle vicende di Novara, come presidente ha deciso di non intervenire?

     

    Noi siamo intervenuti nell’immediato, ma poi abbiamo avuto la netta impressione che dare eco e risalto alle immagini di Novare sia molto pericoloso e possa creare una dinamica perversa di emulazione rispetto a un tema che sposta l’attenzione su altri temi.

     

    Dunque c’è una differenza sostanziale tra l’episodio isolato di antisemitismo e la messa a sistema dei paragoni tra Shoah, green pass e vaccini. Quali sono i pericoli di questa deriva?

     

    Si tratta di una banalizzazione della memoria che diventa lo strumento per avere voce in un dibattito in cui non si riesce ad argomentare le ragioni di un dissenso. In poche parole, richiamo di sdoganare la vergogna.

    CONDIVIDI SU: