Skip to main content

Scarica l’ultimo numero

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    PROBLEMI DI HALAKHÀ CONTEMPORANEA, PARASHÀ DI ‘KI TETZÈ: REGOLE RELATIVE ALLA CONVERSIONE

    di Rav Roberto Colombo

    È permesso
    far salire un bambino di padre Cohèn ma figlio di madre non ebrea assieme agli altri Cohanìm per dare al
    pubblico la benedizione sacerdotale?

    Domanda – Vi era un bambino molto serio e
    studioso che si presentava ogni giorno alla lezione di Torà con linsegnante della scuola. Costui
    era molto attento ad ogni norma ebraica. Il padre del bambino, che diversamente
    dal figlio al tempio non si presentava praticamente mai, era un Cohèn emigrato dalla Russia. Il
    Rabbino, per premiare il bambino, faceva salire questo giovane assieme agli altri
    Cohanìm ogni giorno e ogni Shabbàt per la benedizione sacerdotale. Un giorno il bambino confidò al Rabbino
    che la propria madre, anchessa proveniente dalla Russia,
    non era ebrea. Il piccolo, dunque, non si era ancora convertito e inoltre non
    poteva assolutamente essere annoverato tra i Cohanìm. Come fare? Il Rabbino,
    allontanando il bambino dagli altri Cohanìm, avrebbe certamente generato nel
    giovane del dolore e della vergogna. Daltro
    canto, permettere ad una persona che non è un Sacerdote di benedire il pubblico
    è certamente vietato. Dunque, come ci si doveva comportare?

    Rav Zilbershtein, interpellato sul problema,
    rispose: “Dopo aver proposto la questione ai grandi
    Maestri di Israele si è arrivati alla seguente soluzione: il bambino non può salire per benedire il pubblico perché la Torà lo vieta.
    D’
    altro canto, la
    Torà vieta pure di amareggiare una
    persona, soprattutto se si tratta di un bambino. Lunica soluzione è che in quel preciso bet hakenèset dove è sorto il problema si applichi la norma
    vigente nei templi ashkenaziti della Diaspora nei quali la benedizione
    sacerdotale non viene impartita né di Shabbàt né di giorno feriale. In questo modo il bambino,
    vedendo che nessun Cohèn
    salir
    à più per dare la propria benedizione, non si rattristerà. Di giorno di festa il Rabbino
    del tempio dia come norma che solo un Cohèn che ha già fatto il Bar
    Mitzvà può salire assieme agli altri Cohanìm per benedire il
    pubblico. Quando il bambino diventerà adulto, con calma e attenzione gli si spiegherà la norma. Costui certamente la capirà

     

    CONDIVIDI SU: