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    Storia degli ebrei di Roma di Riccardo Calimani

    E’ uscita recentemente negli
    Oscar Mondadori la monumentale opera storica-letteraria di Riccardo Calimani, ‘Storia
    degli ebrei di Roma – Dall’antichità al XX secolo’. Un’opera monumentale non
    solo per il numero di pagine (1141 comprese di note e ricchissima bibliografia)
    ma soprattutto per il respiro socio-politico che l’opera di Calimani vuole
    avere.

    E’ una storia lunga quella della
    comunità ebraica romana, la più numerosa e antica d’Italia, segnata soprattutto
    dai rapporti con la maggioranza cristiana della Città Eterna: un’alternanza di
    fasi di inclusione ed esclusione, emarginazione e integrazione, con momenti di
    feroce discriminazione e persino sterminio. E di questo sofferto rapporto tra
    le due fedi, Calimani sviscera una documentazione impressionante. Ma la storia
    degli ebrei romani risale a ben prima delle relazioni con la Chiesa e attraversa
    due millenni: dai consoli romani a Pio XII (a cui Riccardo Calimani dedica
    un’ampia e lucida analisi), passando per la nascita del cristianesimo, il lungo
    Medioevo, le crociate, la fondazione del ghetto, i fulgori culturali del
    Rinascimento e l’oppressione controriformista, fino alla partecipazione degli
    ebrei al Risorgimento e alla Grande Guerra: è una storia avventurosa e, per
    molti aspetti, tormentata, ventidue secoli costellati di lotte per affermare il
    diritto alla propria identità e alla libertà e, in qualche caso, alla
    sopravvivenza.

    Una storia complessa segnata
    da alcune personalità ebraiche romane che hanno inciso non solo sulla storia della
    comunità e della città, ma anche su quella del Paese. Anche per questo appare
    incomprensibile che l’opera di Calimani, pur enciclopedica, non ricordi la
    figura di Elio Toaff.

    La speranza dell’autore è comunque
    quella che questo racconto «sia fonte di ispirazione, affinché tutti i popoli,
    nessuno escluso, in ogni parte del mondo, sappiano trovare la via della
    concordia e della giustizia, e possano vivere insieme su questa terra, se non
    con gioia, almeno in pace fra loro».

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