
Le celebrazioni del 60° anno di attività del Museo di Israele comprendono l’allestimento della mostra “The Medium and the Message”, accompagnata da incontri e approfondimenti tematici con la curatrice Tanya Sirakovich. Il titolo, che tradotto in italiano significa “Il mezzo e il messaggio”, richiama al pensiero di Mareshall McLuhan secondo cui il mezzo di comunicazione influenza e plasma la società e la percezione della realtà più del contenuto che trasmette.
L’esposizione riunisce oltre duecento esemplari e propone sei secoli di incisioni, tracciandone la ricca storia ed esaminando il suo impatto sull’arte. Utilizzata inizialmente come mezzo per riprodurre e far circolare le immagini, la stampa ampliò notevolmente l’accessibilità della cultura visiva, affermandosi con grande rapidità come forma d’arte indipendente. Le incisioni a stampa sono considerate un mezzo di comunicazione di massa a prezzi accessibili con la possibilità di ottenere anche prodotti raffinati pensati per il pubblico di collezionisti più esigenti. Gli artisti hanno maggiore libertà di sperimentazione, spaziando agevolmente dalla forma, alla narrazione, al contenuto.
In mostra si trovano i maestri che hanno plasmato l’evoluzione dell’incisione: durante il Rinascimento, Albrecht Dürer combinò il virtuosismo tecnico con la profondità psicologica nelle sue incisioni, mentre nel XVII secolo Rembrandt conferì alle acqueforti una sensibilità e una complessità emotiva paragonabili alla pittura. Alla fine del XVIII secolo, l’esplorazione dell’acquatinta di Francisco Goya aggiunse ancora più impatto al potenziale espressivo delle acqueforti. L’invenzione della litografia, una tecnica più veloce e fluida, estese le possibilità del mezzo nel XIX secolo; Honoré Daumier lo usò come strumento di satira sociale, Toulouse-Lautrec catturò la modernità della vita parigina. Nel corso del XX secolo, l’incisione si è evoluta ancora divenendo strumento prediletto per il commento sociopolitico e la critica culturale. Edvard Munch e Pablo Picasso sperimentarono una grande varietà di tecniche di stampa affrontando temi che andavano dalla mitologia classica alla psiche interiore. Gli espressionisti tedeschi sfruttarono la crudezza diretta della xilografia per articolare sentimenti di alienazione personale, apprensione politica e angoscia esistenziale.
Dopo la seconda guerra mondiale, e in particolare negli anni ’60, l’incisione è stata reinventata ancora una volta. Mentre la Pop Art si impegnava con i mass media e la cultura del consumo, le rivoluzionarie serigrafie di Andy Warhol portarono a riproduzioni serializzate di immagini iconiche dell’epoca. Dissolvendo il confine tra cultura alta e cultura popolare, la stampa seriale ha sfidato le idee tradizionali di originalità, autorialità e valore artistico, le realizzazioni hanno iniziato ad assumere dimensioni monumentali, con stampe ingrandite che creano potenzialità di creazioni immersive, amplificano la portata tecnica e la potenza espressiva. L’apporto femminile a questa forma d’arte è tutt’altro che trascurabile e la mostra ne da conto presentando artiste come Louise Bourgeois e Kiki Smith che esplorano l’identità, la corporeità e la politica della rappresentazione.
Oggi, l’incisione continua a fungere da piattaforma dinamica per trasmettere la creatività personale e le narrazioni culturali.