
Il Jewish Museum di New York, in concomitanza con l’inaugurazione delle gallerie che ospitano le collezioni permanenti e il centro di formazione, recentemente rinnovate, presenta la prima mostra temporanea americana incentrata esclusivamente sul lavoro formativo di Anish Kapoor, con sorprendenti sculture a pigmenti, lavori su carta e quaderni di schizzi raramente esposti.
“Anish Kapoor: Early Works” rivela le inclinazioni sperimentali di un artista pionieristico fin dagli esordi, con lavori riccamente colorati ed evocativi, raggruppamenti che seducono e confondono con le loro inquietanti combinazioni di forme articolate, con superfici delicate e instabili di pigmento sciolto che migra su pavimenti e pareti. La mostra esplora anche il modo in cui i vocabolari formali e le preoccupazioni percettive presenti nelle prime sculture di Kapoor si collegano al suo lavoro successivo.

Nato a Mumbai nel 1954, figlio di mamma ebrea irachena e di padre indiano, Kapoor vive in Israele fino ai primi anni ’70 del secolo scorso, si trasferisce poi in Inghilterra per studiare arte. Dopo la sua prima mostra personale del 1980 diventa uno degli artisti più riconoscibili per il suo peculiare linguaggio scultoreo che emerge fin dalle opere giovanili, per consolidarsi come espressione radicalmente nuova per l’arte britannica prima e per la scena internazionale poi. Attingendo dall’arte concettuale e dal minimalismo, i suoi primi lavori sono soffusi, il suo approccio alla materialità e alla presenza è originale.
“Il Museo Ebraico ha una lunga tradizione nel presentare l’arte contemporanea come parte del suo costante impegno nell’esplorazione della narrativa dell’umanità, condivisa in tutto il mondo con la ricca diversità dell’esperienza ebraica universale” ha detto il direttore del Helen Goldsmith Menschel del Jewish Museum James S. Snyder. “Anish Kapoor: Early Works” rafforza questa missione esplorando la pratica di spingere i confini di uno degli artisti più influenti del nostro tempo, evidenziando anche temi di ritualità, percezione,e il potere della materialità che risuona attraverso la diversità delle storie e delle culture del mondo”.

In mostra sono esposti anche alcuni esempi delle sculture più recenti di Kapoor realizzate con il Vantablack, sostanza nanotecnologica che assorbe quasi tutta la luce; queste opere mostrano il magistrale gioco dell’artista con la percezione, attingendo agli effetti psichici del colore – e alla sua assenza – così come al fascinodi oggetti che sembrano sfidare la loro stessa natura materiale.
“Queste straordinarie opere giovanili sono praticamente sconosciute al pubblico americano e rappresentano un lato di Kapoor che sarà rivelatore” hanno spiegato il vice direttore anziano Darsie Alexander e i curatori capo Susan ed Elihu Rose – “Offrono un raro sguardo sul processo di Kapoor di abbinamento di colore e forma per esplorare lo spirituale e le possibilità psichiche e fisiche della scultura. L’attenzione si concentra sul modo in cui le opere vengono percepite dagli spettatori e preannunciano un futuro ambientale su scala molto più ampia, per cui siamo entusiasti di aver instaurato una collaborazione con l’artista”.
Foto: Anish Kapoor. All Rights Reserved,DACS,London/ARS,NY 2025













