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    Cultura

    Quando Ladispoli accolse migliaia di rifugiati ebrei

    C’è un pezzo di storia recente che pochi ricordano e che, ancora meno, hanno mai raccontato. “Due valigie a testa” lo fa con delicatezza e rigore, riportando alla luce un decennio in cui Ladispoli, cittadina del litorale laziale, fu il punto di transito e rifugio per migliaia di ebrei in fuga dall’Unione Sovietica. Una storia poco nota, ma che ha molto da dire all’Italia e al mondo di oggi.
    “L’idea del libro nasce – come racconta l’autore Angelo Alfani – dal mio rapporto con la città di Ladispoli, cuore di quanto narro. La ragione più profonda è stata quella di riesumare, questo è il termine appropriato, un avvenimento durato un decennio, che si era completamente dimenticato. Un fatto eccezionalmente caduto nell’oblio”. La forza del volume sta proprio nel colmare un vuoto, nel restituire dignità storica a una migrazione che fu silenziosa ma intensa, vissuta in un equilibrio precario tra la speranza di una nuova vita in Israele o negli Stati Uniti, e l’incertezza quotidiana di chi vive sospeso tra partenze, attese e permessi. Ogni testimonianza raccolta nel libro è un piccolo tassello di una memoria collettiva che rischiava di essere persa.
    Il titolo stesso “Due valigie a testa” racchiude già tutto il dramma e la sintesi della condizione del migrante forzato: “in un presente così aspro e terribile, si continuano a riempire valigie di ricordi, di intere esistenze familiari, per viaggi verso l’ignoto” ha commentato l’autore. Non ci sono immagini spettacolari, non ci sono tragedie da prima pagina, ma c’è la fatica, il distacco, e la straordinaria resilienza di chi ha dovuto ricominciare da capo.
    “Raccontare questa pagina di storia, drammatica nei suoi aspetti e nei suoi numeri, anche se priva di episodi tragici, vuole essere testimonianza di una delle tante migrazioni forzate per ragioni politiche e religiose”. Con queste parole, l’autore sottolinea come il libro possa riflettere profondamente sull’attualità. L’esperienza dei rifugiati ebrei sovietici a Ladispoli non è solo una vicenda del passato, ma un monito: oggi come allora, milioni di persone riempiono le loro valigie per lasciare tutto e inseguire un futuro appena intravisto.

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