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    EUROPA

    Le imprese tecnologiche israeliane crescono in Europa: occupazione e investimenti in aumento nonostante le tensioni

    La presenza delle imprese israeliane nel tessuto economico e tecnologico europeo continua ad ampliarsi, rivelando un dinamismo che contrasta con le tensioni politiche e sociali del periodo recente. Secondo un nuovo studio congiunto condotto da Planven, KPMG e IT Hub Israel – l’hub dell’innovazione collegato all’European Institute of Innovation & Technology – le società tecnologiche israeliane hanno aumentato la loro forza lavoro in Europa di circa il 5% all’anno negli ultimi tre anni, in un contesto in cui l’occupazione nel settore tech in Israele ha segnato una stagnazione.
    Al gennaio 2025, il rapporto indica che 1.686 aziende tecnologiche israeliane operano in Europa con oltre 32.617 dipendenti, una crescita costante rispetto ai 30.936 dell’anno precedente e ai 29.317 del 2023. Questo sviluppo avviene nonostante crescenti critiche politiche e manifestazioni anti-Israele in varie capitali europee, sollevate dal conflitto in Medio Oriente e dalle richieste di boicottaggio contro Israele. I Paesi con il più alto numero di imprese israeliane includono il Regno Unito, con oltre 700 aziende e quasi 7.000 occupati, seguito da Germania, Ucraina, Francia, Polonia e Spagna, ciascuno con centinaia di società e forza lavoro significativa sul territorio.
    Contrariamente all’immagine comune delle giovani start-up in espansione, il rapporto sottolinea che circa il 60% delle imprese israeliane attive nel Vecchio Continente sono realtà consolidate con 8-12 anni di attività e strutture manageriali locali. In molte aziende, fino al 31% dei ruoli dirigenziali senior è già basato in Europa, percentuale che sale al 71% nel caso delle imprese di maggiori dimensioni.
    Questa progressiva integrazione riflette una strategia oltre il semplice accesso al mercato: le imprese israeliane stanno occupando posizioni chiave soprattutto nei settori di intelligenza artificiale, cybersecurity, salute digitale, difesa e tecnologie ambientali, aree considerate critiche per gli obiettivi di autonomia strategica dell’Unione Europea fino al 2029. La struttura occupazionale nelle filiali europee mostra una forte concentrazione nelle attività di ricerca e sviluppo (circa il 40% dei posti di lavoro), seguite da ruoli commerciali e di assistenza clienti, riflettendo l’evoluzione di queste società da operatori di nicchia a partner di lungo periodo per l’industria e l’economia continentale.
    Paesi dell’Europa centrale e orientale, quali Polonia, Romania, Lituania e Bulgaria, stanno emergendo come centri logistici e tecnologici per i gruppi israeliani, attratti da costi operativi competitivi e da una crescente disponibilità di talenti locali. La crescita delle operazioni israeliane in Europa si inserisce in un quadro complesso, in cui la dimensione economica non sempre riflette la polarizzazione politica. Mentre le proteste e le frizioni diplomatiche possono condizionare l’opinione pubblica, molte imprese europee e istituzioni hanno mantenuto o rafforzato legami commerciali e tecnologici con partner israeliani, riconoscendo il valore strategico delle competenze e delle innovazioni che questi attori portano.
    In sintesi, la presenza israeliana nel mercato europeo non è un fenomeno episodico legato a condizioni contingenti, ma una tendenza strutturale che consolida la collaborazione economica e tecnologica tra i due ecosistemi, contribuendo in modo significativo all’occupazione, alla ricerca e allo sviluppo industriale nel continente.

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