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    NOI, L’UNIONE EUROPEA E I SUOI RITARDI

    L’Unione europea, per l’ebraismo rientrante nella sua giurisdizione, svolge una funzione fondamentale, laddove è basata su princìpi democratici. Non è possibile ipotizzare una vita normale degli ebrei in sistemi non democratici, perché essi mancano dell’ossigeno delle minoranze, costituito dalla libertà e dall’eguaglianza. Come abbiamo ricordato a più riprese, soltanto gli Stati democratici possono far parte dell’UE, mentre abbondano le dittature in seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite.  

     Non possiamo ignorare l’esistenza di critiche, anche molto aspre, nei riguardi dell’UE, alle quali possiamo soltanto replicare sempre nello stesso modo: siamo noi gli artefici delle nostre fortune e del loro contrario e, finché non si troverà un surrogato al lavoro ed all’impegno, criticando l’UE criticheremo implicitamente il nostro impegno a partire dal 1957, data della firma dei Trattati di Roma, in poi.

     Ciò non toglie – anzi – che l’Unione europea, come ogni struttura politico – economica, debba evolversi coi tempi e debba essere conforme, come scriveva Montesquieu, finanche al clima; un’estremizzazione del suo pensiero che rende però efficacemente l’idea del diritto come sovrastruttura.

    In questo senso, appara legittimo domandarsi se l’UE non si sia eccessivamente appesantita, col varo frequente di nuove Agenzie. Viceversa, è pure legittimo domandarsi se sia possibile ovviare a certi nostri ritardi, come quelli che riguardano la globale applicazione di discipline, come quella, ad esempio, del Regolamento (UE) 2016/1191 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2016, che promuove la libera circolazione dei cittadini semplificando i requisiti per la presentazione di alcuni documenti pubblici nell’Unione europea e che modifica il regolamento (UE) n. 1024/2012.

     In ogni caso, dovremmo fare tutto il possibile perché si attui quanto richiesto dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 1° giugno 2017 sulla lotta contro l’antisemitismo (2017/2692(RSP) laddove invita gli Stati membri e le istituzioni ed agenzie dell’Unione europea ad adottare e applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), al fine di sostenere le autorità giudiziarie e di contrasto nei loro sforzi volti a identificare e perseguire con maggiore efficienza ed efficacia le aggressioni antisemite, e incoraggia gli Stati membri a seguire l’esempio del Regno Unito e dell’Austria in proposito. In tal senso, siamo tutti in ritardo e dovremmo tutti impegnarci, palesando così che i nostri occhi non sono rivolti soltanto verso il passato ma, anzi, dimostrando nei fatti che abbiamo appreso la lezione.

     

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