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    ISRAELE

    Addio a Pnina Pinhasi, unica donna a combattere nell’unità d’élite della Marina israeliana

    E’ morta, all’età di 97 anni, Pnina Pinhasi, prima e unica donna ad aver prestato servizio come soldato nell’unità d’élite della Marina israeliana, Shayetet 13.
    Suo nipote Tom, capitano (ris.) e fondatore dell’organizzazione “Dor Bemil” per l’uguaglianza nella leva militare, ha descritto così Pnina: “Non era gloria personale ma senso del dovere verso la nazione. Quando rispondiamo alla chiamata della riserva, non stiamo facendo nulla di straordinario: è un nostro obbligo verso lo Stato in cui viviamo”.
    Nata in Polonia nel gennaio del 1928, Pinhasi fuggì con la sua famiglia in Francia; durante la Seconda guerra mondiale, lei e i fratelli furono nascosti in un sanatorio per bambini affetti da tubercolosi. Solo dopo la guerra scoprirono che la madre era stata uccisa dai nazisti. A soli 17 anni, Pinhasi partecipò con altri giovani ebrei francesi a un’immigrazione clandestina verso Israele via Haganah: dopo un viaggio estenuante, arrivò ad Haifa, fu brevemente traferita ad Atlit, poi si stabilì nel kibbutz Shdot Yam. Nel 1947 entrò nella Palyam, la branca navale dell’Haganah, ricevendo formazione in navigazione e pronto soccorso; l’anno seguente venne reclutata per un’unità subacquea segreta legata al Mossad, diventando la sola donna tra combattenti uomini.
    L’integrazione fu difficile: molti compagni la guardavano con diffidenza. Ma lei tra­sformò quel senso di esclusione in determinazione. “Era consapevole che il suo ruolo minacciava la loro virilità, e la maggior parte sperava che fallisse — ma questo accese in lei una volontà di farcela”. Addestrata in sabotaggio, intelligence, navigazione, combattimento ravvicinato e immersioni, spesso superava i colleghi maschi in prestazioni. Ha raccontato il figlio Daniel. Nell’unità conobbe il marito Reuven, un suo collega, deceduto anni fa; dopo la guerra d’indipendenza del 1948, lasciò il servizio e si trasferì con lui nel Moshav Michmoret. Poco dopo, l’unità si fuse nella Shayetet 13, dove Reuven continuò a servire l’esercito. Pinhasi minimizzava il proprio ruolo pionieristico: “Pochi sapevano che era l’unica donna ad aver completato con successo l’addestramento da commando navale”, ha raccontato Daniel durante il funerale della madre. “Non vedeva l’importanza, e rifiutava di renderlo un racconto di eroismo o avventura”. Lei e Reuven ebbero quattro figli, dieci nipoti e quattordici pronipoti; molti seguirono le orme familiari nel servizio nella Marina israeliana. Un figlio divenne combattente della Shayetet 13 di seconda generazione, mentre due nipoti in servizio attivo e riserva sono la terza generazione nell’unità. Negli ultimi giorni, Pinhasi ebbe modo di confidare ai nipoti il peso di una vita segnata dalla guerra. “Si era sentita in guerra continua fin dall’infanzia — e le dispiaceva che ancora oggi i suoi nipoti stessero combattendo” ha raccontato Tom. In quegli anni, tutti — uomini, donne, religiosi, laici — erano pronti a difendere il paese senza distinzione. “Portavano insieme il peso e facevano ciò che serviva, senza domande. Oggi, affrontiamo sfide altrettanto impegnative, ma le persone si concentrano sull’identità individuale piuttosto che sul bene collettivo come era solita fare lei”.

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