Prosegue la marcia intrapresa dai familiari degli ostaggi nelle mani di Hamas, partita martedì scorso da Tel Aviv per arrivare a Gerusalemme. Il cammino di 63 chilometri ha come scopo l’incontro con i vertici di governo del gabinetto di guerra per chiedere la liberazione delle persone rapite.
“Il tempo sta finendo. Da 39 giorni viviamo in una preoccupazione infinita, viviamo nel dolore”. ha detto Yuval Haran del kibbutz Be’eri in una conferenza stampa prima della marcia, come riporta i24news: “Sette persone della mia famiglia sono state rapite a Gaza, – ha aggiunto – tra le quali bambini piccoli. Yael, 3 anni, Naveh, 8, Noam, 12. Mia madre, che è anche nonna. Tutta la mia famiglia è lì. Devo fare qualcosa. Questa marcia è ciò che farò e che faremo tutti, per aiutare a salvare gli ostaggi”.
Prima di iniziare la marcia, i manifestanti hanno osservato un minuto di silenzio in ricordo di Noa Marciano, la soldatessa diciannovenne sequestrata da Hamas e dichiarata morta dal governo israeliano.
I partecipanti hanno già fatto tappa a Be’er Yaakov e al Kibbutz Gezer, arriveranno giovedì a Latrun e venerdì al Kibbutz Maaleh haChamishah. Il giorno dopo saranno a Gerusalemme.
Martedì scorso, il premier Benjamin Netanyahu ha affermato: “I nostri cuori sono sempre con gli ostaggi e le loro famiglie. Sin dall’inizio della guerra abbiamo lavorato senza sosta per il loro rilascio, esercitando anche una pressione accresciuta dall’avvio dell’operazione di terra. Se e quando ci sarà qualcosa di concreto da riferire, lo faremo”.