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    ISRAELE

    Esclusi dagli accordi i principali leader terroristi palestinesi

    Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo per attuare la prima fase del piano statunitense per Gaza, che prevede un parziale ritiro delle truppe israeliane e la liberazione di tutti gli ostaggi entro 72 ore. L’intesa è stata annunciata nella notte con un post del presidente americano Donald Trump, che l’ha definita un “passo storico” verso la fine della guerra iniziata nell’ottobre 2023. Secondo quanto riportato da Al Qahera News e confermato da fonti internazionali, la tregua è entrata in vigore nella tarda mattinata di oggi. Resteranno esclusi dallo scambio i principali terroristi palestinesi richiesti da Hamas.

    L’annuncio è stato accolto con cautela da entrambe le parti. A Gerusalemme prevale la prudenza: l’esecutivo israeliano sa che la finestra temporale è stretta e che eventuali ritardi o provocazioni potrebbero far saltare l’intero meccanismo. Il gabinetto di sicurezza israeliano si riunirà alle 16 (ora italiana) per un primo esame, seguito un’ora dopo da una riunione di governo guidata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che dovrà approvare formalmente il piano.

    In base all’accordo, Israele procederà al ritiro parziale delle proprie forze entro 24 ore dall’approvazione del governo, ridispiegandole su una linea concordata con Hamas e mantenendo il controllo di circa il 53% della Striscia di Gaza. Allo scadere della finestra di 72 ore, Hamas sarà obbligata a rilasciare tutti gli ostaggi “in un’unica soluzione e senza cerimonie pubbliche”. Parallelamente verranno aperti cinque corridoi per l’ingresso degli aiuti umanitari, con la supervisione dei Paesi mediatori e di osservatori internazionali.

    Nella trattativa, Hamas ha presentato una richiesta per la restituzione dei corpi di Yahya e Mohammed Sinwar. Yahya Sinwar, architetto del massacro del 7 ottobre 2023, è stato ucciso nell’ottobre 2024 a Rafah, durante uno scontro a fuoco con le forze israeliane. Mohammed Sinwar, che ne aveva preso il posto alla guida dell’organizzazione, è stato eliminato in un raid aereo israeliano lo scorso maggio.

    Gerusalemme ha già respinto in passato questa richiesta, considerando i corpi dei due fratelli come un simbolo troppo importante per essere restituito, in particolare a pochi giorni dalla liberazione degli ostaggi. 

    A differenza di precedenti negoziati, Israele ha imposto un veto anche sulle figure considerate centrali nella stagione del terrorismo durante la seconda intifada, che non verranno liberate. 

    La lista di Hamas comprende inoltre alcuni dei terroristi più pericolosi e noti coinvolti in stragi che hanno segnato la storia recente d’Israele. Tra questi c’è Marwan Barghouti, ex leader di Fatah e figura popolare tra i palestinesi, in carcere da oltre 23 anni e condannato a cinque ergastoli per omicidio. C’è poi Abdullah Barghouti, 53 anni, artefice di numerosi attentati suicidi tra il 2001 e il 2002 — tra cui l’attacco al ristorante Sbarro, l’esplosione al Café Moment e la bomba all’Università Ebraica di Gerusalemme — che causarono complessivamente 66 morti e oltre 500 feriti. Sta scontando 67 ergastoli consecutivi.

    Hamas chiede anche la liberazione di Hassan Salameh, 54 anni, responsabile di una serie di attentati suicidi; Ahmad Sa’adat, 72 anni, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), ritenuto il mandante dell’assassinio del ministro israeliano Rehavam Ze’evi nel 2001 e condannato a 30 anni; Ibrahim Hamed, 60 anni, ex comandante militare di Hamas in Cisgiordania e responsabile di 46 omicidi, condannato a 54 ergastoli; e Abbas al-Sayed, 59 anni, architetto della strage del Park Hotel a Netanya del 2002, costata la vita a 30 persone durante la cena del Seder di Pesach. Israele ha ribadito più volte che questi uomini non saranno liberati, neanche in una fase successiva.

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