
Dopo mesi di attesa, trattative e pressioni, il governo israeliano sembra aver preso una decisione che potrebbe ridefinire l’intero conflitto: procedere con la conquista totale della Striscia di Gaza e la sconfitta militare di Hamas. Lo riportano fonti autorevoli dell’ufficio del Primo Ministro, secondo cui “il dado è tratto”. Secondo le stesse fonti, il gabinetto di sicurezza si riunirà a breve per ratificare la decisione.
La svolta arriva dopo il fallimento dei negoziati per il rilascio degli ostaggi. Il Capo di Stato Maggiore, Zamir, si era opposto a un’operazione estesa nelle aree centrali della Striscia – come Deir al-Balah, Nuseirat e la città di Gaza – per il timore che la presenza di ostaggi e civili potesse trasformare l’intervento in un rischio incalcolabile. L’IDF aveva proposto una strategia alternativa: raid mirati, accerchiamento e logoramento. Ma il tempo stringe.
Secondo il governo, l’ipotesi di salvare gli ostaggi attraverso un’intesa con Hamas si è dissolta. La convinzione, condivisa anche da Washington, è che Hamas non voglia più negoziare. Donald Trump, in contatto con Netanyahu, avrebbe dato il via libera per un’operazione su larga scala, convinto che solo dopo il crollo di Hamas sarà possibile iniziare un processo di ricostruzione duraturo a Gaza.
La posizione del governo è chiara: “Non c’è più tempo per strategie graduali. Gli ostaggi rischiano la vita ogni giorno. Hamas va sconfitto con forza, anche nei luoghi più sensibili”. L’operazione, se approvata, coinvolgerà probabilmente migliaia di riservisti e porterà l’IDF a entrare in aree finora evitate per ragioni umanitarie e di sicurezza.
Ma la decisione divide. All’interno stesso di Israele si è aperto un intenso dibattito. Alcuni esponenti della sinistra, tra cui figure di Meretz e Avodà, hanno chiesto al Capo di Stato Maggiore di non eseguire l’ordine, temendo per la sorte degli ostaggi. Le famiglie di alcuni rapiti parlano apertamente di “condanna a morte” per i loro cari.
Il Primo Ministro Netanyahu, però, resta fermo: “Hamas non vuole un accordo. Vuole spezzarci con i suoi video dell’orrore. Io sono determinato a eliminarlo e a liberare i nostri figli.”
Anche il Ministro Smotrich ha chiarito: “Non ci sarà più alcuna trattativa parziale. Solo una resa totale: rilascio incondizionato degli ostaggi, disarmo di Hamas, smilitarizzazione di Gaza ed espulsione dei suoi leader.”
In parallelo, voci palestinesi indicano che Hamas, in colloqui riservati, starebbe valutando l’ipotesi di una smilitarizzazione graduale della Striscia, sotto garanzie internazionali. Ma per ora, non si tratta di una posizione ufficiale – e a Gerusalemme nessuno sembra più disposto a scommettere sul dialogo.
Nel frattempo, l’IDF si prepara. Nove brigate operano già all’interno della Striscia, ma potrebbero aumentare sensibilmente. Il piano, secondo indiscrezioni, prevede anche la possibilità di colpire la leadership di Hamas all’estero, se necessario.
Israele si trova dunque a un bivio: proseguire con cautela e il rischio di stallo, o passare all’azione e assumersi la responsabilità di un cambiamento storico. Una cosa è certa: la determinazione a sconfiggere Hamas non è mai stata così alta. E forse, proprio questo messaggio – prima ancora delle bombe – è quello che oggi Israele vuole far arrivare a Gaza.