
Dopo ore di bombardamenti aerei israeliani su obiettivi strategici in Iran, nella notte tra martedì e mercoledì il regime ha risposto con nuovi lanci di missili balistici contro Israele, mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione il rischio di un’escalation incontrollata.
Poco dopo la mezzanotte, sirene d’allarme hanno risuonato in vaste aree di Israele. L’Iran ha lanciato due ondate consecutive di missili balistici, per un totale di circa 30 vettori. Gran parte dei missili è stata intercettata dai sistemi di difesa israeliani, ma alcuni frammenti hanno causato incendi, in particolare in un parcheggio del centro di Israele, dove sono stati danneggiati almeno 20 veicoli. Fortunatamente, senza fare vittime. L’Iran, tramite i Pasdaran, ha rivendicato l’utilizzo di missili ipersonici “Fattah-1”, una capacità che Israele però smentisce Teheran possieda. Khamenei, la guida suprema iraniana, ha annunciato via social che “la battaglia è iniziata” e ha promesso di non mostrare “alcuna pietà” verso Israele. Messaggi simili sono stati diffusi in persiano, ebraico e inglese. Durante la notte, Israele ha anche abbattuto 13 droni iraniani prima che potessero penetrare lo spazio aereo israeliano.
Quasi in contemporanea al lancio missilistico iraniano, l’aeronautica israeliana ha condotto una nuova massiccia ondata di raid. Più di 50 caccia israeliani hanno colpito circa 20 obiettivi strategici, tra cui un importante sito di produzione di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio e diversi impianti per la produzione di missili superficie-superficie e superficie-aria. Colpito anche un campus universitario legato ai Pasdaran e la struttura missilistica di Khojir, già nota per la produzione di armamenti strategici. Secondo il portavoce dell’IDF da venerdì sono stati colpiti oltre 1.100 obiettivi in Iran. Tra i bersagli abbattuti nelle ultime ore anche cinque elicotteri AH-1 iraniani in una base aerea a Kermanshah. Tuttavia, un drone israeliano è stato abbattuto nei pressi di Isfahan, segnando il primo velivolo israeliano perso in questa campagna.
Dopo aver lasciato in anticipo il G7 di Kananaskis in Canada, Donald Trump ha riunito i vertici della sua amministrazione e attaccato frontalmente Ali Khamenei. “Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘Leader Supremo’. È un bersaglio facile, ma non lo elimineremo, almeno non per ora”, ha tuonato il presidente americano, chiedendo a Teheran la “resa incondizionata”, perché “abbiamo il controllo completo e totale dei cieli sopra l’Iran” e “la nostra pazienza sta finendo”.
Secondo alcune fonti americane, il tycoon starebbe considerando seriamente l’ipotesi di entrare in guerra e lanciare un attacco contro le strutture nucleari iraniane, in particolare contro l’impianto sotterraneo di arricchimento dell’uranio a Fordow, situato nei pressi della città di Qom. Questo nonostante l’intelligence Usa, secondo quanto riportato dalla Cnn, ritenga che l’Iran non stesse perseguendo attivamente la costruzione di un’arma nucleare e fosse a 3 anni di distanza dalla possibilità di produrne una e lanciarla su un obiettivo di sua scelta. Trump, che aveva anche ipotizzato l’invio del vicepresidente JD Vance e dell’inviato speciale Steve Witkoff per un incontro con gli iraniani, a margine del G7 ha avuto un incontro bilaterale con Giorgia Meloni, nel quale si sono discussi, fra le altre cose, i più recenti sviluppi della crisi iraniana. La presidente del Consiglio, nell’occasione, ha riaffermato l’opportunità “di riaprire la strada del negoziato”. Prima di tornare negli Usa, e dopo vari tentennamenti, il presidente americano ha firmato la dichiarazione finale del vertice, con cui i leader hanno ribadito il loro impegno “per la pace e la stabilità in Medio Oriente”. Quanto all’Iran, il documento ha ribadito che è “la principale fonte di instabilità e terrorismo nella regione” e “non potrà mai possedere un’arma nucleare”.
Un altro avvertimento diretto all’ayatollah Khamenei è arrivato dal ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che lo ha invitato a “ricordarsi il destino” di Saddam Hussein, mentre il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha espresso il suo “rispetto” per l’operazione militare di Israele, che con l’Iran “sta facendo il lavoro sporco per tutti noi”. Merz ha inoltre dichiarato che la Germania sta valutando la partecipazione alla campagna militare israeliana.
Sul fronte internazionale, il Regno Unito ha confermato l’invio in Medio Oriente di jet militari di rinforzo nelle basi di Cipro e Oman, con l’obiettivo dichiarato di proteggere la presenza britannica nella regione e favorire una de-escalation del conflitto, ma rimanendo pronti a rispondere a “qualunque minaccia” proveniente dall’Iran.