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    ISRAELE

    Hamas, i flussi di denaro non si fermano: milioni di dollari all’ala militare durante la guerra

    Nel corso dell’ultimo anno sono stati raccolti e trasferiti decine di milioni di dollari a favore dell’ala militare di Hamas, oltre due anni dopo l’inizio della guerra. Lo ha rivelato l’esercito israeliano in una nota ufficiale diffusa mercoledì, in occasione dell’annuncio dell’uccisione di un esponente chiave dell’apparato finanziario dell’organizzazione terroristica.
    Secondo quanto riferito dal portavoce in lingua araba dell’IDF, Avichay Adraee, l’operazione è stata condotta all’inizio del mese in un’azione congiunta tra l’esercito israeliano e il servizio di sicurezza interna Shin Bet. Nel raid è stato eliminato Abd al-Hai Zakout, operativo della sezione finanziaria dell’ala militare di Hamas, colpito nello stesso attacco in cui è stato ucciso Raad Saad, vice comandante di Hamas nella Striscia di Gaza.
    “Nel corso dell’ultimo anno Zakout era responsabile della raccolta di decine di milioni di dollari e del loro trasferimento all’ala militare di Hamas, per proseguire i combattimenti contro Israele” si legge nella nota.
    Sul piano operativo, le valutazioni israeliane indicano un cambio di strategia di Hamas all’interno di Gaza, sullo sfondo delle pressioni statunitensi per passare alla fase successiva dell’accordo di cessate il fuoco. I vertici dell’organizzazione agirebbero sempre più come latitanti, dirigendo le operazioni dalle reti sotterranee di tunnel, mentre quadri di livello inferiore risultano più attivi in superficie, spesso sotto copertura e con funzioni di controllo interno.
    Israele ritiene che Hamas abbia rafforzato la propria presenza visibile in ampie aree della Striscia, da Jabaliya, nel nord, fino ad alcune zone di Rafah, nel sud. Pattuglie di Hamas operano quotidianamente per proiettare un’immagine di governo, mentre diversi dipartimenti municipali hanno ripreso l’attività, nonostante le gravi distruzioni infrastrutturali causate dal conflitto.
    Secondo funzionari israeliani, Hamas avrebbe iniziato a convogliare nuovamente ingenti somme nelle proprie casse: decine o centinaia di migliaia di shekel al giorno. Parte di questi fondi proverrebbe dall’aumento degli aiuti umanitari consentiti da Israele: circa 4.200 camion a settimana, tra 600 e 800 al giorno, inclusi carichi provenienti dal settore privato. Le merci e i beni alimentari in ingresso verrebbero poi sfruttati da Hamas attraverso tassazione dei commercianti e la riscossione di pagamenti dalla popolazione, secondo le stime israeliane.
    All’inizio del mese, l’IDF e lo Shin Bet hanno inoltre rivelato l’esistenza di una rete di cambio valuta di Hamas operante in Turchia, gestita da operatori basati a Gaza che sfrutterebbero l’infrastruttura finanziaria turca sotto la direzione dell’Iran.
    Le autorità di sicurezza israeliane sostengono che i money changer agiscano in piena cooperazione con Teheran, trasferendo centinaia di milioni di dollari direttamente a Hamas e ai suoi leader. La rete svolgerebbe attività finanziarie estese all’interno della Turchia, occupandosi di ricevere, custodire e trasferire fondi iraniani. Documenti sequestrati mostrerebbero trasferimenti singoli di centinaia di migliaia di dollari
    Ad agosto, un’inchiesta della BBC ha rivelato che Hamas è riuscita a continuare il pagamento degli stipendi ai propri membri nonostante la guerra in corso. Secondo il report, circa 30.000 appartenenti all’apparato civile avrebbero ricevuto complessivamente 7 milioni di dollari nel corso della guerra, attraverso un sistema di pagamenti in contanti.
    Con le istituzioni finanziarie di Gaza in gran parte fuori uso e dopo i raid israeliani contro i punti di distribuzione del denaro, il meccanismo sarebbe diventato sempre più complesso: i membri di Hamas ricevevano messaggi sui propri telefoni – o su quelli di parenti – con inviti criptici a “bere un tè con un amico” in un luogo preciso. Lì, un intermediario, talvolta una donna, consegnava discretamente buste di contanti.
    Un quadro che, secondo Israele, dimostra come l’infrastruttura finanziaria di Hamas continui a operare nonostante la pressione militare, sfruttando aiuti, reti internazionali e sistemi informali per sostenere la propria attività armata e di governo nella Striscia di Gaza.

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