
L’autobiografia di Eli Sharabi, ‘Hostage’, ha segnato un record senza precedenti nell’editoria israeliana: con 20.000 copie vendute nei primi cinque giorni, è diventato il libro in lingua ebraica a più rapida diffusione nella storia del Paese. Pubblicato alla fine di maggio dalla casa editrice Sella Meir, il volume racconta i 491 giorni di prigionia vissuti da Sharabi a Gaza, dopo essere stato rapito da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre 2023 al kibbutz Be’eri.
Nel blitz, Sharabi ha perso la moglie Lianne, le figlie Noiya (16 anni) e Yahel (13), oltre al fratello Yossi, morto mesi dopo durante la prigionia. Lui stesso è stato liberato solo nel dicembre 2024. Tornato in Israele, ha impiegato appena due mesi per scrivere il suo racconto: una testimonianza toccante e reale di ciò che ha vissuto, non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente.
Il successo del libro ha portato l’Associazione degli Editori Israeliani a conferirgli il “Golden Book Award”, riconoscimento riservato alle opere che superano le 20.000 copie vendute. La cerimonia, tenutasi online per motivi di sicurezza, ha visto la partecipazione dello stesso Sharabi, che ha voluto ricordare gli ostaggi ancora prigionieri e ha ribadito il suo impegno a non far cadere nel silenzio la loro sorte. Durante la prigionia, Sharabi ha condiviso lo spazio con altri ostaggi, tra cui Alon Ohel, Eliya Cohen e Or Levy. Con uno di loro, Cohen, ha persino trovato il modo di insegnargli l’inglese, usando come unico strumento un romanzo di Leigh Bardugo trovato nella casa dove erano detenuti ostaggi.
Il libro è già in fase di traduzione in diverse lingue, con l’obiettivo di portare questa vicenda al pubblico internazionale. Con ‘Hostage’, Sharabi non solo ha firmato un primato editoriale, ma ha anche trasformato la sua tragedia personale in una voce potente per chi ancora non può raccontare la propria storia di dolore.