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SPECIALE PESACH 5784

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    Il piacere di lasciarsi stupire: gli itinerari nascosti di Israele / Kfar Kama

    Sono un po’ remote, forse un po’ di nicchia e fuori dai sentieri battuti. Ma proprio per questo sono sorprendenti le tre destinazioni che Shalom ha selezionato per chi ama la natura, la storia e le diversità culturali di Israele. Per chi già conosce le mete più famose ma non per questo ha perso la curiosità. Agamon Hula, Revivim e Kfar Kama sono luoghi che custodiscono storie affascinanti da scoprire.

     

    Con uno spettacolo di grazia, passione e ritmo, una coppia di ballerini accoglie i visitatori al Circassian Heritage Centre di Kfar Kama. E li trasporta in un mondo in cui ogni piroetta, ogni scambio di passi, ogni colpo di tamburo, si intreccia con una storia affascinante e fiera, che si tramanda di generazione in generazione ed è parte integrante dell’identità di una minoranza dalla storia antica. Sulle antiche rovine bizantine del VI secolo ai piedi del Monte Tabor in Bassa Galilea, fondato nel 1878 da immigrati sopravvissuti alla guerra del Caucaso, il villaggio circasso di Kfar Kama è la quintessenza del pittoresco. Le origini di questa popolazione può essere rintracciata nelle montagne del Caucaso nord-occidentale, dove ha vissuto per migliaia di anni. Nel XIX secolo il Caucaso fu occupato dall’Impero russo e più di un milione di circassi furono assassinati e deportati dalla loro patria. Ad assorbire i profughi fu principalmente l’Impero ottomano, che li incoraggiò a stabilirsi in parti del suo territorio, incluso quello che oggi è Israele. Dei tre insediamenti di origine, ne esistono ancora due, entrambi in Galilea. Kfar Kama è il più grande, con una popolazione di 3000 persone. L’altro, Rihanya, ha circa mille abitanti.

    (Credit Alin Sagas)

    Quando si arriva a Kfar Kama, il tempo rallenta. Gli edifici, nella pietra della caratteristica architettura circassa, racchiudono l’essenza di un’epoca passata. Le facciate, adornate con intricati intagli e balconi in legno, raccontano storie. Nei vicoli stretti è possibile partecipare a tour a piedi, rispettando la tranquillità e il riserbo degli abitanti. Con il capo velato di bianco, le donne si muovono per il paese a bordo di silenziose golf car elettriche. Non c’è segnaletica in inglese ma in ebraico, arabo e cirillico per indicare strade che prendono il nome dalle regioni e dalle 12 tribù circasse. Nei piccoli ristoranti e negozi si può assaggiare il formaggio circasso, re di ogni piatto della tradizione con una miscela di influenze mediorientali e caucasiche. Agnello, erbe aromatiche, yogurt e spezie danno vita a sapori e aromi inusuali. Nei dintorni del villaggio, imprese a conduzione familiare offrono passeggiate a cavallo. Ogni anno, in estate, un festival in cui si esibiscono gruppi musicali circassi da tutto il mondo, attira migliaia di visitatori. Quello che più resta, lasciandosi alle spalle Kfar Kama, è un senso di stupore e sorpresa.

    (Credit Sara Thakoo)

    Credit foto di copertina: Ricky Rachman

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