Skip to main content

Ultimo numero Luglio – Agosto 2025

Scarica il Lunario

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    ISRAELE

    Israele cambia marcia: approvato il piano sul controllo di Gaza

    Dopo dieci ore di discussioni serrate, il gabinetto politico-di sicurezza israeliano ha approvato, nella notte tra giovedì e venerdì, la proposta del Primo Ministro Benjamin Netanyahu per una vasta operazione militare volta alla sconfitta di Hamas. La decisione, presa a larga maggioranza, prevede la preparazione dell’IDF alla presa di controllo della città di Gaza, garantendo al contempo assistenza umanitaria alla popolazione civile fuori dalle aree di combattimento.
    Il gabinetto ha adottato cinque principi come quadro per la conclusione della guerra:
    1. Smantellamento dell’arsenale di Hamas.
    2. Rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e caduti.
    3. Smilitarizzazione della Striscia di Gaza.
    4. Controllo di sicurezza israeliano sull’intera Striscia.
    5. Istituzione di un’amministrazione civile alternativa, né Hamas né Autorità Palestinese.
    Secondo un alto funzionario, l’operazione iniziale riguarderà soltanto la città di Gaza, con l’evacuazione di tutti i residenti verso zone centrali e meridionali entro il 7 ottobre 2025. Un assedio sarà imposto ai miliziani rimasti in città, mentre l’esercito manovrerà all’interno. Pur non essendo formalmente previsto, se Hamas dovesse accettare un accordo per il rilascio degli ostaggi durante l’operazione, Israele sospenderebbe le azioni per la durata del cessate il fuoco.
    La riunione del gabinetto è stata segnata da forti contrasti. Il Capo di Stato Maggiore, Eyal Zamir, ha avvertito dell’assenza di un piano umanitario per circa un milione di civili e dei rischi per la vita degli ostaggi. Alcuni ministri, come Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, hanno invece spinto per una vittoria militare completa e si sono opposti a pause operative.
    Le reazioni politiche sono state immediate. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha definito la decisione “un disastro” che metterà in pericolo ostaggi e soldati, avrà un costo economico enorme e porterà a un’impasse diplomatica. Anche Yair Golan (Democratici) e Avigdor Lieberman (Yisrael Beiteinu) hanno criticato duramente la scelta, mentre esponenti della coalizione come Amit Halevi (Likud) l’hanno difesa, sostenendo che “la guerra non è un gioco e comporta rischi per tutti”.
    Sul piano strategico, fonti di sicurezza ritengono che un ingresso dell’IDF nella città di Gaza potrebbe indurre Hamas a usare gli ostaggi come deterrente o, nel peggiore dei casi, a ucciderli. Netanyahu continua a sostenere che la pressione militare potrà favorire il loro rilascio, ma osservatori ritengono che questo obiettivo sia sempre più difficile da raggiungere.
    A un anno e mezzo dal 7 ottobre 2023, Israele si trova di fronte a una scelta cruciale: aumentare la pressione militare per disarticolare Hamas e ristabilire la deterrenza, pur affrontando sfide umanitarie e politiche complesse. Il piano approvato punta a garantire la sicurezza di lungo periodo, prevenendo il ritorno di Hamas al potere e stabilendo una nuova amministrazione civile nella Striscia. Il successo, tuttavia, dipenderà dalla capacità di bilanciare obiettivi militari, tutela degli ostaggi e gestione della crisi umanitaria.

    CONDIVIDI SU: