
Israele ha colpito ancora al cuore dell’infrastruttura terroristica di Hamas. In un’operazione congiunta guidata dal Comando Sud, le forze dell’IDF e dello Shin Bet hanno eliminato a Gaza il terrorista Hazem Oni Naim, responsabile della prigionia di tre delle più note sopravvissute israeliane: Emily Damari, Romi Gonen e la soldatessa Naama Levy, liberate nei primi mesi del 2025 nell’ambito delle operazioni di scambio ostaggi.
Secondo il portavoce militare, Naim ricopriva ruoli di alto livello nella brigata di Gaza di Hamas e durante la guerra era divenuto un elemento di spicco dell’intelligence militare dell’organizzazione. La sua vicinanza al comandante della brigata di Gaza, Az al-Din Haddad, oggi considerato leader operativo di Hamas nella Striscia, ne faceva una figura chiave della catena di comando.
La notizia della sua eliminazione ha scosso positivamente soprattutto le ex prigioniere. Emily Damari, in particolare, ha condiviso sui social e nei media israeliani la sua emozione:
“Ho urlato di gioia. Era un uomo malvagio, spietato. Sono travolta dalla felicità. Ringrazio chi ha reso possibile questo momento.”
Emily ha raccontato come quel terrorista fosse stato uno dei carcerieri più crudeli durante i suoi lunghi mesi nelle mani di Hamas. “La gente non può capire chi era questo mostro per me e per Romi”.
Già in passato, Damari aveva ricordato i volti dei suoi rapitori, descrivendo il sadismo psicologico con cui cercavano di illuderla con false promesse di liberazione. Le sue parole testimoniano oggi la forza di chi, nonostante il dolore e l’angoscia della schiavitù nei tunnel sotterranei di Hamas, sceglie di trasformare il proprio ricordo in determinazione e speranza.
Naama Levy, in un discorso pubblico dopo la liberazione, aveva raccontato i 477 giorni di prigionia come un “inferno di paura”, ma anche la consapevolezza che Israele non smette mai di lottare per i propri figli. Le immagini di quelle dichiarazioni si intrecciano oggi con la notizia della giustizia compiuta.
L’operazione rappresenta non solo un colpo significativo contro Hamas, ma anche un messaggio netto: Israele non dimentica e non lascia impunito nessun responsabile dei crimini del 7 ottobre e dei mesi di guerra successivi.
Il portavoce dell’IDF ha ribadito: “Continueremo a colpire con forza le infrastrutture terroristiche nella Striscia e a eliminare ogni minaccia contro i cittadini di Israele”.
Il sorriso liberato di Emily, oggi condiviso da migliaia di israeliani, diventa il simbolo della vittoria morale di Israele: la vita che trionfa sul terrore, la giustizia che prevale sull’oscurità.
Ma la stessa Damari, pur esprimendo gioia per l’eliminazione del terrorista, ha voluto ricordare gli ostaggi che sono ancora nella Striscia:
“Il cuore, per quanto gioisca per questa notizia, è ancora terrorizzato pensando agli altri ostaggi che sono ancora lì.”
E ha concluso con un messaggio di speranza e determinazione: “Il vero trionfo sarà il ritorno di tutti gli ostaggi”.