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    ISRAELE

    Israele: “La Jihad islamica sa dov’è il corpo di Ran Gvili”

    Israele ha respinto con fermezza l’affermazione della Jihad islamica palestinese secondo cui il gruppo non sarebbe più in possesso di ostaggi, sostenendo che l’organizzazione dispone di informazioni decisive sulla sorte di Ran Gvili, l’ultimo ostaggio israeliano morto ancora trattenuto nella Striscia di Gaza.

    Martedì la Jihad islamica, responsabile della detenzione di diversi ostaggi, ha dichiarato in un comunicato di non avere più alcun prigioniero. Una versione immediatamente smentita da fonti israeliane, che,secondo i media ebraici, hanno reagito con durezza, affermando che membri del gruppo terroristico conoscono l’ubicazione dei resti di Gvili. Secondo Channel 12, funzionari israeliani hanno definito l’annuncio della Jihad islamica “inaccettabile”, riferendo di nuove informazioni d’intelligence condivise da Gal Hirsch, coordinatore governativo per la questione degli ostaggi, che indicherebbero possibili luoghi in cui si troverebbe il corpo del poliziotto.

    “Consideriamo le dichiarazioni della Jihad islamica con estrema gravità e non le accettiamo in alcun modo”, avrebbe detto Hirsch ai Paesi mediatori del cessate il fuoco a Gaza. “Qualcuno all’interno della Jihad islamica sa dov’è Ran”.

    Il ritorno delle sue spoglie è considerato un passaggio chiave per consentire il passaggio alla seconda fase della tregua, che dovrebbe aprire a un nuovo assetto di sicurezza e governance a Gaza. In base agli accordi entrati in vigore due mesi fa, infatti, Hamas è tenuto a restituire tutti gli ostaggi. Israele sostiene che l’organizzazione possa fare di più per localizzare il corpo di Gvili e, secondo Ynet, Hirsch ha fornito ai mediatori fotografie aeree, oltre ai nomi di funzionari che potrebbero essere a conoscenza della sua posizione. “Non ci fermeremo finché non verrà riportato indietro per una sepoltura ebraica”, ha dichiarato Hirsch secondo Channel 12. “Il ritorno di Rani non è una questione tattica, ma un elemento centrale per l’attuazione e il progresso dell’accordo”. Le difficoltà nel recupero dei resti di Gvili rappresentano uno dei principali ostacoli all’avvio della seconda fase della tregua. Secondo il piano in 20 punti proposto dal presidente statunitense Donald Trump, questa fase prevedrebbe il dispiegamento di una forza multinazionale a Gaza, affiancata da un comitato palestinese a carattere tecnocratico, il ritiro graduale dell’IDF e il disarmo di Hamas.

    Intanto, le ricerche del corpo di Gvili proseguono. Nitzan Alon, generale di divisione in riserva e già responsabile militare dei negoziati sugli ostaggi, ha dichiarato a Ynet che Hamas sta affrontando “difficoltà oggettive” nel localizzare i resti, ma che il recupero rimane possibile.

    “Crediamo che sia possibile riportarlo a casa”, ha affermato. “C’è un legame diretto tra la pressione esercitata su Hamas e i risultati. Non possiamo arrenderci”. Le operazioni di ricerca condotte lunedì nel quartiere di Zeitoun, nel nord di Gaza City, non hanno però dato esito, e secondo Maariv le attività sono state sospese mercoledì a causa delle forti piogge.

    La famiglia Gvili continua a chiedere che gli sforzi non vengano interrotti. “Siamo all’ultimo tratto e dobbiamo essere forti, per Rani, per noi e per Israele”, ha detto la madre Talik Gvili. “Senza Rani, il nostro Paese non può guarire”. Alla domanda se Israele potesse procedere comunque con i colloqui sul futuro di Gaza, la risposta della madre è stata netta: “In nessun modo. Non lo permetteremo”. E alla dichiarazione della Jihad islamica, il padre di Ran, Itzik Gvili, ha risposto senza esitazioni: “No. Non ci credo”.

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