
In tempi in cui le immagini possono orientare l’opinione pubblica più di qualsiasi parola, Hamas continua a sfruttare il potere della fotografia per riscrivere la narrazione del conflitto a Gaza. Ma stavolta qualcosa si è incrinato.
Due tra i principali quotidiani tedeschi, Bild e Süddeutsche Zeitung, hanno svelato un retroscena scomodo: molte delle foto circolate nelle scorse settimane, raffiguranti bambini scheletrici e civili disperati con pentole vuote, non documentano la realtà, ma una messinscena ben orchestrata. Secondo quanto riportato da Bild, il fotografo Anas Zayed Fatiyeh – commissionato dall’agenzia turca Anadolu – avrebbe diretto delle vere e proprie “pose della fame”, con bambini e adulti disposti in fila per simulare una distribuzione di aiuti, mentre in realtà si trovavano di fronte a un gruppo di fotoreporter.
La Süddeutsche Zeitung conferma che molte di queste immagini ampiamente rilanciate sui media globali sono state scattate fuori contesto: alcune non provengono nemmeno da Gaza, altre mostrano bambini affetti da patologie croniche non legate al conflitto, altre ancora sono state visibilmente manipolate. In uno scatto in particolare, si vedono cittadini palestinesi invitati dai fotografi stessi a fingere di essere in fila per ricevere cibo. Tutto accuratamente posato, tutto al servizio della narrativa di Hamas.
Lo scopo è chiaro: suscitare pietà, oscurare i crimini del 7 ottobre, ribaltare la percezione pubblica e trasformare Israele – vittima dell’attacco terroristico più sanguinoso della sua storia – nel carnefice. Le immagini della fame diventano un’arma, costruita in laboratorio, per riscrivere il passato e manipolare il presente.
L’ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled ha condannato con fermezza: “Ancora una volta Hamas sfrutta i bambini per le sue abominevoli falsificazioni. La diffusione di immagini artefatte, in cui esasperazione e sofferenza vengono usate per alimentare il sensazionalismo mediatico contro Israele, è inaccettabile. Chiediamo a tutta la stampa che ne abbia fatto uso di pubblicare una rettifica immediata”.
Nel frattempo, l’Associazione dei Giornalisti Tedeschi (DJV) ha lanciato un’allerta: “Tutte le parti coinvolte in questa guerra — inclusi media, intelligence e ONG — stanno usando il potere delle immagini come mai prima d’ora per influenzare la percezione pubblica”. Il messaggio è chiaro: oggi più che mai serve un giornalismo responsabile, capace di distinguere tra realtà e propaganda.
La verità, però, è già sotto gli occhi di tutti: non c’è una carestia a Gaza provocata da Israele. Le accuse rivolte allo Stato ebraico sono parte di un disegno strategico che mira a delegittimarlo. I camion degli aiuti umanitari entrano ogni giorno a Gaza, ma vengono spesso dirottati da Hamas. I video che mostrano saccheggi da parte di civili o sequestri da parte di gruppi armati lo dimostrano. E mentre Hamas investe milioni nei tunnel del terrore, Israele – persino in pieno conflitto – continua a facilitare il trasferimento di cibo, acqua e medicinali.
Manipolare la sofferenza vera – che esiste, ma ha responsabili precisi – è una violazione morale e una distorsione della verità. E oggi più che mai, serve ricordarlo: la fame a Gaza non è causata da Israele, ma da chi tiene in ostaggio la sua stessa popolazione per trasformarla in arma mediatica.