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    La tecnologia per aiutare l’integrazione. Progetto pilota del Comune di Tel Aviv

    Diversificare l’innovazione. Il Comune di Tel Aviv tende una mano ai rifugiati, per offrire opportunità di lavoro a uno dei gruppi sociali più a rischio. «Introduzione al coding» è l’iniziativa di «The Platform», centro municipale nel quartiere di Neve Shaanan a Tel Aviv, finanziata da «PresenTense», una scuola sostenuta dall’organizzazione filantropica «Citi Foundation», in collaborazione con l’«African Refugee Development Center», una ONG fondata nel 2004 da richiedenti asilo e cittadini israeliani. L’edizione pilota del corso di programmazione informatica e imprenditorialità è durata dieci settimane – in parte in presenza e in parte da remoto – e ha coinvolto dieci studenti, individuati su cinquanta candidati, dopo un periodo di formazione di base e un test sulle abilità logiche e informatiche. A ogni partecipante è stato affiancato un mentore. Per coordinare il progetto è stato scelto Ismail Kharoub, un programmatore autodidatta e imprenditore di Giaffa, capace di insegnare in arabo, ebraico e inglese.

    «Il Comune di Tel Aviv crede che la tecnologia sia un elemento stabilizzatore – ha commentato Shana Krakowski, direttrice di «The Platform» – e che la diversità sia alla base dell’innovazione. La dedizione degli studenti ha superato le nostre aspettative. Ci auguriamo che questo sia il primo di molti».

    «Ci sono molte comunità socialmente emarginate che non prendono parte all’ecosistema tecnologico e imprenditoriale. Il nostro obiettivo – ha spiegato Khouloud Ayuti, amministratore delegato della scuola – è identificare le lacune esistenti e affrontarle rendendo accessibile la “Startup Nation”».

    Al termine dell’edizione pilota, alcuni studenti hanno espresso il desiderio di puntare a una carriera hi-tech in aziende tecnologiche. Altri intendono avviare un’attività in proprio. Altri ancora, come la rifugiata eritrea Fisseha Tsegai Tesfamichael, hanno raccolto il senso dell’iniziativa e preferiscono trasferire le nuove conoscenze alle rispettive comunità, puntando a ridurre il divario digitale. «La mia speranza per il futuro è insegnare ai giovani della mia comunità e condividere con loro ciò che so e ho vissuto. Voglio dare quel poco che ho alle comunità emarginate perché posso capire le loro difficoltà. Il viaggio della vita è breve, quindi miglioriamo il mondo insieme». (Fabiana Magrì)

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