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    ISRAELE

    L’Amb. Jonathan Peled a La Stampa: “In Medio Oriente l’unico luogo sicuro per i cristiani è Israele”

    “La Santa Sede sa bene che i cristiani sono in pericolo ovunque nella regione, tranne che in Israele”. Così Jonathan Peled, Ambasciatore dello Stato d’Israele in Italia, in un’intervista rilasciata a La Stampa, in cui ha affrontato alcuni dei temi più delicati dell’attualità: il ruolo della Santa Sede nel conflitto in corso, la tutela delle minoranze cristiane in Medio Oriente, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza e gli sforzi per il raggiungimento di un cessate il fuoco.
    Peled ha commentato le parole di Papa Leone XIV definendole un appello universale contro la violenza e le sofferenze inflitte da Hamas. “Considero l’intervento del Pontefice un richiamo importante, innanzitutto contro Hamas, che viola i diritti umani e infligge sofferenze al proprio popolo”, ha detto l’ambasciatore, sottolineando come anche Israele condivida questo appello “per la fine del terrorismo e della barbarie”. Riguardo ai rapporti con la Santa Sede, Peled ha osservato come, pur restando in alcuni momenti critici, il dialogo abbia assunto un tono più costruttivo. “Il dialogo è aperto, ed è positivo che continui a esserci” ha affermato.
    Uno dei passaggi centrali dell’intervista riguarda la condizione dei cristiani in Medio Oriente. “L’unico posto dove i cristiani sono al sicuro è in Israele. E sia il Patriarca Pizzaballa che la Santa Sede ne sono perfettamente consapevoli”, ha ribadito Peled, ricordando la difficile situazione in cui versano le minoranze religiose in Siria, Libano, Gaza e Cisgiordania.
    Parlando delle operazioni militari in corso nella Striscia, in particolare a Deir al-Balah, l’ambasciatore ha spiegato che l’obiettivo di Israele è duplice: esercitare pressione su Hamas affinché accetti la proposta di cessate il fuoco e ottenere informazioni sui rapiti ancora detenuti. “Ci siamo avvicinati molto a un’intesa – ha dichiarato – ma Hamas continua a respingerla. Resto comunque ottimista sul fatto che un accordo verrà raggiunto a breve”. Peled ha inoltre smentito che la recente visita del premier Benjamin Netanyahu a Washington avesse lo scopo di ottenere più tempo per le operazioni militari. “L’obiettivo del viaggio era tornare con un accordo sul cessate il fuoco. Purtroppo non è stato possibile”, ha chiarito.
    Sul fronte umanitario, l’ambasciatore ha denunciato il ruolo di Hamas nell’ostacolare la distribuzione degli aiuti. “Israele consente l’ingresso degli aiuti umanitari, ma Hamas li intercetta e li utilizza per i propri fini, impedendone la distribuzione alla popolazione. Siamo spettatori di una tragedia: civili affamati che tentano di accedere al cibo, ma vengono respinti o coinvolti in scontri orchestrati da Hamas” ha dichiarato.
    Infine, Peled ha voluto condividere un aspetto più personale della guerra in corso: “Tutta la società israeliana sta pagando un prezzo altissimo: le famiglie degli ostaggi, i soldati, le vittime del 7 ottobre. Anche i miei figli sono coinvolti: due hanno appena terminato il servizio militare, il terzo lo inizierà presto. Vogliamo vivere in pace, non in guerra. E continueremo a fare tutto il necessario per raggiungere un accordo duraturo con i nostri vicini palestinesi, per vivere fianco a fianco”.

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