
A 58 anni dalla Guerra dei Sei Giorni del 1967, le famiglie dei soldati israeliani caduti stanno contribuendo a un progetto nazionale volto a preservare la memoria dei loro cari. Attraverso la donazione di oggetti personali, questi familiari intendono mantenere viva la storia e l’eredità dei loro cari per le generazioni future. Rina Benari, ad esempio, ha conservato per decenni una cartolina inviatale dal fronte dal suo compagno, Yaakov Yarkoni. Nella cartolina, Yaakov le assicurava che “tutto sarebbe andato bene”. Purtroppo, la notizia della sua morte in battaglia era già arrivata prima della cartolina. Oggi, Rina ha deciso di donare quella cartolina e altri effetti personali di Yaakov al Memoriale Givat HaTachmoshet (Ammunition Hill National Memorial Site) spiegando: “Anche dopo tutti questi anni, Yaakov è ancora parte di me. Conservare i suoi oggetti mantiene viva la memoria di chi era e dell’amore che condividevamo”.
Il progetto, realizzato in collaborazione con il Ministero, mira a raccogliere e documentare aspetti personali dei soldati caduti durante la Guerra dei Sei Giorni. Questi materiali saranno resi disponibili al pubblico tramite l’archivio online della Ammunition Hill e utilizzati dal Centro del Patrimonio della Guerra dei Sei Giorni per preservare le loro storie.
Doris, vedova di Yitzhak Kashkash, ha donato effetti personali del marito, tra cui tabacco, una pipa, un orologio e un rasoio elettrico. “Per decenni, questi oggetti sono stati solo miei – ha detto -Ora appartengono a tutto lo Stato d’Israele, affinché la gente possa conoscere chi era veramente Yitzhak, non solo un nome e una foto, ma una vita piena e vibrante”. Michal Sagiv, figlia di Eliezer Miron, ucciso nella guerra quando lei era ancora una bambina, ha donato invece il talled (scialle di preghiera), i tefillin e gli album di francobolli del padre. “Li ho ricevuti da mia nonna – ha detto – Durante l’ultimo Giorno della Memoria, ho notato quanto poche persone siano rimaste a parlare direttamente dei caduti. Mi ha colpito quanto sia urgente preservare e registrare le loro storie”.
Fani Vanunu, figlia di Nissim Vanunu, ha aggiunto: “Fino ad ora, la storia di mio padre era conosciuta solo all’interno della famiglia. Ora farà parte della memoria nazionale della Guerra dei Sei Giorni. Tutto ciò che mi resta di lui sono foto e passaporti. Ora la gente conoscerà non solo il suo nome, ma anche il suo volto e chi era davvero. Maya Lebkowitz-Segal, responsabile del progetto di documentazione, ha condiviso con la stampa locale: “Stiamo correndo contro il tempo mentre questi oggetti invecchiano. Li stiamo fotografando, scansionando e preservando per garantire che durino per sempre e diventino una parte permanente dell’eredità della Guerra dei Sei Giorni. “Anche dopo decenni, il dolore della perdita rimane presente in queste famiglie. Si aggrappano a ogni foto, oggetto o ricordo. Il nostro obiettivo è preservare le loro storie e assicurarci che vivano per generazioni” ha aggiunto Kitri Maoz, direttore del Memoriale.