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    ISRAELE

    Shoah: a Yad Vashem la nuova mostra di oggetti e documenti per non dimenticare

    All’inizio di questa settimana lo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah a Gerusalemme, ha inaugurato una nuova sede per la più grande collezione al mondo di materiali relativi alla Seconda guerra mondiale.
    Alla presenza di donatori, dignitari, personale di Yad Vashem e sopravvissuti è stato inaugurato il Moshal Shoah Legacy Campus, che comprenderà anche il David and Fela Shapell Family Collections Center.
    Il Legacy Campus riunisce sotto lo stesso tetto una struttura all’avanguardia per la raccolta e la conservazione di decine di migliaia di oggetti legati alla Shoah raccolti nel corso di decenni dai sopravvissuti e dalle loro famiglie.
    Insieme ai manufatti, più di 230 milioni di pagine di testimonianze e documenti, e mezzo milione di fotografie, saranno ora conservati in condizioni ottimali nel nuovo edificio di sei piani al centro dello Yad Vashem. “Questi sono i nostri gioielli della corona”, ha detto il presidente di Yad Vashem Dani Dayan al pubblico durante il concerto commemorativo dell’apertura. “Sono una testimonianza vivente della storia ebraica. Abbiamo l’imperativo morale di salvaguardare il nostro patrimonio”.
    Alla fine degli anni ’60, circa mezzo milione di sopravvissuti alla Shoah emigrarono in Israele. Negli anni ’90 si unirono a loro decine di migliaia di ebrei sopravvissuti dell’ex Unione Sovietica. Tra i beni preziosi che molte di queste persone sono riuscite a portare in Israele c’erano diari, foto, opere d’arte che ritraevano le loro esperienze, documenti che illustravano la vita ebraica prima e durante il nazismo, oggetti di Judaica, libri di preghiere, strumenti musicali e giocattoli che avevano fornito conforto durante il loro calvario della ferocia nazista. Nel corso degli anni, in particolare dopo l’apertura dell’Europa dell’Est alla fine degli anni ’80, lo staff di Artifacts Collection di Yad Vashem ha viaggiato in tutto il mondo per raccogliere oggetti. Con l’apertura del Museo di Storia a Yad Vashem nel 2005, più di 1.000 oggetti sono stati esposti al pubblico per la prima volta. Nel 2011, un programma formale chiamato “Raccolta dei frammenti” è stato lanciato in Israele, esortando chiunque fosse in possesso di oggetti legati alla Shoah di portarli allo Yad Vashem per essere conservati, catalogati e digitalizzati. Sono decine di migliaia i manufatti raccolti ed esposti negli ultimi 13 anni. Come, ad esempio, diversi preziosi manufatti musicali, che sono stati utilizzati al concerto commemorativo per celebrare l’apertura tenutasi al Teatro di Gerusalemme. Nell’Orchestra Sinfonica di Gerusalemme, Janna Gandelman ha suonato il violino con la targhetta di conservazione dello Yad Vashem al collo, e quattro dei violinisti dell’orchestra hanno usato strumenti appartenuti agli ebrei prima e durante la Shoah.
    Uno dei violini usati era di proprietà di Motale Shlain, un partigiano ebreo ucciso dai nazisti, che arrivò a Yad Vashem tramite un compagno partigiano sopravvissuto. Lo strumento fa parte della Artifacts Collection ed è stato utilizzato al concerto di Gerusalemme dal violinista Mordechay Shenvald per suonare il tema del film di Steven Spielberg del 1993, “Schindler’s List”. Shenvald, riservista dell’IDF e nipote di un sopravvissuto di Auschwitz, è stato gravemente ferito in battaglia a Gaza alla fine di ottobre 2023 e attribuisce la sua guarigione all’uso della musica durante la sua complessa riabilitazione.
    Un’altra storia legata agli oggetti è venuta fuori durante una recente visita al laboratorio di conservazione tessile del nuovo Mashal Shoah Legacy Campus. Si tratta di un orsacchiotto donato da Stella Knobel che giaceva in una scatola in attesa di essere rimesso in vendita. Knobel, nata nel 1931, ricevette in regalo il peluche per il suo settimo compleanno a Cracovia, in Polonia. Lei, era una dei “bambini di Teheran” che arrivarono in Palestina nel 1943, stringendo il suo orsacchiotto. Quando ha donato l’orso a Yad Vashem, la donna ha detto: “Fa parte della mia famiglia, ed è l’ultimo residuo della mia casa in Polonia. So che Yad Vashem si prenderà cura di lui. Il pensiero che possa essere gettato nella spazzatura è terribile per me, questo peluche è il simbolo della mia infanzia”.

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