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    Spade di ferro – giorno 27. La città di Gaza è circondata

    Il fronte di Gaza

    L’accerchiamento della città di Gaza, roccaforte di Hamas, è
    completo. La Striscia è divisa in due parti. La porzione settentrionale è
    tagliata fuori da quella meridionale. In mezzo c’è una zona fittamente
    urbanizzata, da cui l’esercito israeliano ha cercato di far sfollare la
    popolazione civile per non danneggiarla, riuscendoci però solo in parte perché
    Hamas ha cercato di impedire in tutti i modi l’evacuazione, per usare i civili
    come scudo umano.  Al centro di questa
    zona c’è l’ospedale principale di Shifa, sotto il quale si nasconde lo stato
    maggiore dei terroristi, coi loro centri di comando e di controllo. Questo è
    l’obiettivo che l’esercito israeliano dovrà raggiungere per decapitare Hamas;
    ma arrivarci non sarà facile perché si tratta prima di conquistare prima la
    città. Nella nottata aerei ed elicotteri da combattimento e artiglieria,
    diretti dalle forze di fanteria della Brigata Nahal, hanno colpito e ucciso
    diversi terroristi di Hamas. Sono stati eliminati diversi comandanti
    terroristi. L’esercito ha comunicato che quattro soldati sono caduti in questi
    combattimenti.

    L’attività umanitaria e gli Usa

    Intorno a Gaza vi è anche una notevole attività umanitaria,
    accettata e in parte gestita da Israele. Circa 620 cittadini stranieri si
    preparano a lasciare oggi la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah.
    367 di loro sono cittadini americani. Fonti arabe riferiscono che cinquanta camion
    di soccorsi alimentari e medici si stanno dirigendo per essere ispezionati al
    valico di Nitsana, in preparazione al loro ingresso nella Striscia di Gaza
    attraverso il valico di Rafah.  Israele
    ha anche fatto rientrare nella Striscia attraverso il valico di Kerem Shalom,
    nel sud degli abitanti di Gaza catturati in Cisgiordania e in Israele,
    risultati estranei al massacro terrorista del 7 ottobre e in genere al
    terrorismo. Fonti americane riferiscono che vi è stata una fitta attività di
    droni sulla parte meridionale della Striscia, nel tentativo di localizzare gli
    ostaggi. Sempre dagli Stati Uniti arrivano espressioni concrete di appoggio a
    Israele. La vicepresidente Kamala Harris ha pubblicato una dichiarazione in cui
    dice che l’attuale amministrazione sostiene pienamente l’azione israeliane e la
    Camera dei rappresentanti ha approvato un finanziamento di 14,3 miliardi di
    dollari per lo Stato ebraico. Il segretario di Stato americano Anthony Blinken
    è sbarcato in Israele. Sono previste trattative molto difficili per la
    richiesta americana di consentire l’invio di carburante a Gaza.

    La situazione in Giudea e Samaria

    Una delle attese strategiche di Hamas è l’apertura di un
    fronte a est del territorio israeliano, in particolare nelle zone di Giudea e
    Samaria sotto il controllo (reale o nominale) dell’Autorità Palestinese, in cui
    nell’ultimo anno è emersa una sorta di guerriglia a bassa intensità, in
    particolare in luoghi come Jenin Nablus (in ebraico Shechem), Huwarra. Le forze
    di sicurezza israeliane hanno lavorato duramente in queste settimane per
    prevenire questo rischio. Anche ieri notte sono intervenute massicciamente: i
    palestinesi riferiscono di cinque terroristi morti a Jenin, due a Hebron, uno
    nel campo profughi di Qalandiya e un altro morto a Nablus. Le forze israeliane
    hanno operato tutta la notte a Jenin e nel “campo profughi” della città (che in
    sostanza è da decenni un suo quartiere molto popolato, senza le caratteristiche
    provvisorie di un “campo”) per distruggere le infrastrutture terroristiche ed
    effettuare arresti. Diversi attacchi aerei sono stati effettuati a Jenin e i
    bulldozer dell’IDF hanno lavorato particolarmente duramente per “radere le
    strade” cioè per eliminare le bombe nascoste sotto l’asfalto per attaccare
    i veicoli militari.  Nel “campo profughi
    Askar” (anch’esso un quartiere e non un campo) di Nablus è stata fatta saltare
    in aria la casa del terrorista Khaled Kharosha, per il suo coinvolgimento
    nell’attentato in cui sono morti i fratelli Yaniv a Hawara.

    Il conflitto con Hezbollah

    Il fronte settentrionale, nel frattempo, lentamente si sta
    scaldando. Ieri sera, le forze israeliane hanno eliminato una cellula
    terroristica nel complesso dell’organizzazione terroristica di Hezbollah in
    territorio libanese e hanno colpito l’infrastruttura dell’organizzazione, in
    risposta alla sparatoria effettuata dal territorio libanese al territorio
    israeliano. Sempre nella notte, un carro armato Merkavà  ha attaccato una cellula terroristica che
    cercava di lanciare missili anticarro dal territorio libanese verso quello
    israeliano nella zona del Monte Dov in Golan. Si parla con insistenza della
    consegna a Hezbollah da parte del gruppo Wagner (interamente controllato da
    Putin) del nuovo sistema antiaereo russo SA22, che sarebbe una seria minaccia
    per gli aerei israeliani. Vi è molta attesa per un discorso teletrasmesso molto
    preannunciato del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah che sarà tenuto questo
    pomeriggio. Alcuni credono che potrebbe annunciare l’intenzione di entrare in
    guerra contro Israele al fianco di Hamas, il che sarebbe uno sviluppo
    importante della guerra. Il leader libanese cristiano Geagea l’ha ammonito a
    non farlo, per evitare la distruzione del paese. Dato che ha poco senso
    militare oggi dichiarare una guerra in diretta televisiva, molti pensano che
    Nasrallah farà dichiarazioni roboanti, ma senza sviluppi concreti.

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