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    Spade di ferro – giorno 49. La tregua

    È iniziato il cessate il fuoco

    La “tregua breve” fra Israele e Hamas è entrata in vigore
    stamattina alle 7 (ora di Israele, cioè le 6 secondo il fuso orario italiano):
    gli aerei dell’aviazione militare israeliana hanno cessato i bombardamenti e
    anche del tutto i voli nella parte meridionale della Striscia, le truppe di
    terra hanno cessato di avanzare, attestandosi dietro una linea che corre a sud
    della città di Gaza. Israele ha distribuito manifestini e video che ammoniscono
    gli abitanti di Gaza sfollati al sud “per il loro interesse” di non cercare di
    risalire oltre questa linea, perché “la guerra non è finita e la parte
    settentrionale della Striscia è una zona di operazioni pericolosa”. Questo tema
    è certamente problematico, perché Hamas spingerà la popolazione rifugiata al
    sud a cercare di ritornare a casa, per avere copertura ai propri miliziani e
    anche per creare imbarazzo a Israele. Già subito dopo l’inizio della tregua vi
    sono notizie di gruppi di abitanti che cercano di rientrare a Beit Hanun, la
    località a nord-est di Gaza, immediatamente di fronte a Sderot. Probabilmente
    non vengono dal sud ma escono da nascondigli e rifugi vari, e certamente
    costituiscono una difficoltà sia sul piano umanitario che su quello militare. È
    probabile che nella parte settentrionale di Gaza qualche attività militare
    continui, come l’esplorazione e la distruzione delle gallerie di attacco dei
    terroristi. Proprio su questo punto vi era stato l’intoppo delle trattative che
    avevano provocato un giorno di ritardo nell’inizio della tregua. Vi è stata
    peraltro subito, appena un quarto d’ora dopo l’inizio, una violazione della
    tregua da parte di Hamas, che ha sparato alcuni razzi in direzione di villaggi
    israeliani a est della città di Gaza. Ma si tratta di un incidente giudicato
    minore da Israele, in qualche modo previsto perché i terroristi hanno sempre
    cercato di essere gli ultimi a sparare in circostanze analoghe, che non
    interrompe il cessate il fuoco.

    Gli ostaggi

    Se il cessate il fuoco terrà, questo pomeriggio alle 16
    locali (le 15 italiane) al valico di Rafah fra Gaza ed Egitto, la Mezzaluna
    Rossa (versione locale della Croce Rossa) consegnerà ai militari israeliani
    tredici dei rapiti (donne e bambini) che avranno ricevuti dai terroristi, e
    saranno immediatamente portati in Israele e ricoverati in ospedale per le cure
    mediche e psicologiche del caso. Le loro famiglie sono state avvertite ieri,
    quando l’accordo è stato completamente definito, ma le loro identità saranno
    comunicate al pubblico solo dopo il ricovero, per garantire la tranquillità
    loro e delle famiglie. Dopo la conclusione del trasferimento, nel tardo
    pomeriggio, Israele libererà trentanove fra donne e minorenni, colpevoli di
    reati connessi al terrorismo, come accoltellamenti e tentativi di investimenti
    automobilistici, ma non di omicidi, che sono stato già individuati e trasferiti
    vicini al luogo dello scambio. Si tratta di una proporzione di tre a uno, che
    riduce molto le pretese iniziali di Hamas e non ha paragoni con quello che
    accadde per Gilad Shalit, quando oltre 1300 terroristi furono scambiati per il
    caporale israeliano sequestrato da una torre di guardia dentro il territorio di
    Israele. È interessante però considerare che anche questa proporzione dello
    scambio è stata rimproverata allo stato ebraico. Gira per la rete il video di
    uno scambio di domande e risposte fra una giornalista di CNN e un portavoce
    militare israeliano, in cui la corrispondente americana chiede all’ufficiale di
    spiegare il carattere “razzista” di questi numeri, i quali proverebbero
    addirittura che Israele considera la vita degli arabi tre volte inferiore a
    quella degli ebrei. Come se la scelta di liberare terroristi che probabilmente
    torneranno a compiere nuovi crimini, il che è quasi sempre accaduto per quelli
    scarcerati in passato per scambi analoghi, fosse una scelta di Israele e non il
    risultato di un ricatto da parte di Hamas.

    L’ultima giornata prima della tregua

    I combattimenti di ieri sono stati particolarmente aspri.
    Gli aerei israeliani hanno bombardato diverse centinaia di obiettivi, le forze
    di terra hanno continuato a dare la caccia 
    ai terroristi nei loro nascondigli, la marina ha individuato e eliminato
    il comandante delle forze navali di Hamas. Vi sono stati anche scambi intensi
    al nord con Hezbollah (che non ha partecipato alle trattative della tregua, ma
    ha annunciato di volerla rispettare) e nuove operazioni di sicurezza in Giudea
    e Samaria, in particolare a Nablus (Shechem), che non sono comprese nella
    tregua.  La marina americana ha di nuovo
    intercettato un missile proveniente dallo Yemen. Sempre dagli Houti era stato
    sparato in precedenza un missile da crociera diretto a Eilat e abbattuto da un
    caccia israeliano.

    Che cosa succede ora

    Se la tregua verrà rispettata, la liberazione di bambini e
    delle loro madri e di qualche altra donna rapita dai terroristi in cambio di
    giovani non ancora maggiorenni ma già coinvolti in reati di sangue avverrà
    ancora per i prossimi tre giorni con le stesse modalità. L’aviazione israeliana
    continuerà a non effettuare missioni di bombardamento e si asterrà anche in
    certi orari dalle missioni informative al Nord della striscia (e del tutto al
    Sud). È prevista la possibilità di un’estensione di ancora qualche giorno, fino
    a cinque, se Hamas renderà disponibili altri rapiti da liberare. Alla fine di
    questa tregua, lunga nel caso più esteso a nove giorni, Israele intende
    riprendere la pulizia di Gaza dal terrorismo e ha ottenuto per questo il
    consenso degli Usa. Ma è chiaro che Hamas farà di tutto perché questo non
    accada e dobbiamo attenderci una forte pressione politica internazionale, con
    manifestazioni, pronunciamenti di autorità e prese di posizioni di vari stati,
    in questa direzione.

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