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    ISRAELE

    Un sito anonimo pubblica dati personali di accademici israeliani e offre denaro per ucciderli

    Un sito anonimo apparso nei mesi scorsi sul web sta diffondendo liste di proscrizione contro decine di accademici israeliani, pubblicando i loro dati personali e offrendo ricompense in denaro per atti di intimidazione, aggressioni e persino omicidi. Un atto che le autorità israeliane definiscono “senza precedenti” per livello di dettaglio, per la portata delle minacce e per l’esplicita incitazione alla violenza contro civili. La pagina, gestita sotto il nome The Punishment for Justice Movement, sembra operare dall’estero e ha già attirato l’attenzione dello Shin Bet, del Mossad e della Direzione Nazionale Cyber.

    Attivo da agosto e rilanciato in settembre, il sito presenta gli accademici come “criminali” e “collaboratori militari”, accusandoli di sviluppare tecnologie al servizio dell’IDF e di contribuire “alla morte di bambini palestinesi”. Le parole, tutt’altro che retoriche, sono accompagnate da un tariffario: mille dollari per affiggere cartelli di protesta davanti alle loro abitazioni, cinquemila per informazioni utili, ventimila per l’incendio di case o veicoli, cinquantamila per l’omicidio di un professore. La cifra raddoppia per quelli definiti “bersagli speciali”.

    Nomi e identità non sono affatto generici. Tra gli “special targets” compaiono figure di primissimo piano della comunità scientifica israeliana: Daniel Chamovitz, presidente della Ben-Gurion University; Daniel Zajfman, ex presidente del Weizmann Institute e attuale presidente della Israel Science Foundation; Eliezer Rabinovici, fisico della Hebrew University ed ex rappresentante israeliano al CERN; Erez Etzion, direttore dell’Istituto di Fisica delle Particelle di Tel Aviv; e Shikma Bressler, ricercatrice del Weizmann e voce centrale nel movimento di protesta contro la riforma giudiziaria.

    Accanto ai nomi, il sito espone fotografie, indirizzi di casa, numeri di telefono, email, profili social e persino copie di passaporti e visti statunitensi.

    Le liste includono anche docenti e ricercatori che vivono fuori da Israele, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, ampliando ulteriormente il potenziale raggio d’azione della minaccia.

    Le autorità israeliane temono che il gruppo possa essere legato a reti ostili al Paese, inclusi attori sponsorizzati dall’Iran. Sebbene l’effettiva capacità operativa del movimento resti incerta, l’incitamento esplicito alla violenza e l’offerta di denaro sono considerati elementi in grado di attrarre individui radicalizzati o persone interessate alla ricompensa. “È una gravissima escalation contro civili israeliani,” afferma una fonte vicina alle indagini. “Non siamo di fronte a semplice propaganda, ma a un invito concreto all’azione.”

    La reazione del mondo accademico è di sconcerto e allarme. Il Comitato dei Presidenti delle Università israeliane ha definito l’iniziativa “pericolosa e agghiacciante”, denunciando una campagna che “segna gli studiosi come bersagli e ne legittima il sangue”. Tutte le informazioni raccolte sono state trasmesse immediatamente allo Shin Bet, alla Polizia e ai responsabili della Cybersecurity nazionale, mentre gli atenei stanno invitando i docenti a rafforzare le misure di sicurezza, evitare di pubblicare gli itinerari di viaggio e segnalare qualsiasi comportamento sospetto.

    Il presidente della Ben-Gurion University, Daniel Chamovitz, uno dei principali bersagli, si dice preoccupato soprattutto dalla “retorica estrema che incoraggia la violenza”, pur confidando nella capacità delle autorità israeliane e internazionali di intervenire.

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