
La Gran Bretagna ha ufficialmente annunciato che, se la situazione a Gaza non cambierà, procederà con il riconoscimento di uno Stato palestinese entro settembre. A poche ore dall’annuncio, anche altri dieci Paesi hanno espresso l’intenzione di seguire la stessa strada: Malta (che formalizzerà a settembre), Andorra, Islanda, Nuova Zelanda, San Marino, Australia, Canada, Finlandia, Lussemburgo e Portogallo. Si tratta di un fronte occidentale sempre più compatto, che risponde all’appello dell’ONU e dell’Unione Europea per una soluzione “a due Stati”.
Ma proprio da Londra arriva una delle reazioni più nette. Emily Damari, cittadina britannico-israeliana che è stata ostaggio di Hamas per 471 giorni, ha attaccato il premier britannico Keir Starmer in un post virale su X:
“Questa decisione non promuove la pace — premia il terrorismo. Invia un messaggio pericoloso: che la violenza merita legittimità. Dare riconoscimento a uno Stato mentre Hamas controlla ancora Gaza significa rafforzare gli estremisti e distruggere ogni speranza di pace autentica. Vergognatevi”.
Emily Damari è diventata uno dei volti simbolo degli ostaggi israeliani. La sua lunga prigionia, durata quasi un anno e mezzo nelle mani di Hamas, l’ha trasformata in una voce ascoltata nell’opinione pubblica anglosassone. Con doppia cittadinanza e un’esperienza diretta dell’orrore, Damari rappresenta oggi quel ponte morale, tra Israele e l’Occidente, che rifiuta di cedere al cinismo diplomatico.
Nel suo messaggio, Damari ha sottolineato come il riconoscimento dello Stato palestinese — in un momento in cui Hamas continua a detenere ostaggi e a bombardare Israele — non sia un atto di pace, ma un incoraggiamento al terrorismo. La sua denuncia si fa portavoce di un sentimento diffuso in Israele: l’Europa, secondo molti, non riesce più a distinguere tra vittima e carnefice.
In un mondo in cui le capitali occidentali sembrano affrettarsi a offrire legittimità a una leadership palestinese divisa, corrotta e violenta, la voce di Emily Damari risuona come un monito: senza verità e giustizia, non ci sarà mai pace.