
“Semina la Memoria, Coltiva la Giustizia, Raccogli la Libertà”: questo il titolo, nonché l’obiettivo, del convegno sulla terza edizione del progetto di formazione “Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi!”, organizzato su iniziativa della senatrice a vita Liliana Segre presso la Sala degli Atti Parlamentari alla Biblioteca del Senato.
A presentare l’incontro Gadi Luzzatto Voghera, direttore della fondazione CDEC – Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Il progetto ha avuto l’adesione di diverse istituzioni, tra cui UCEBI (Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia), UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), il Dipartimento dei Beni e Attività Culturali della Comunità ebraica di Roma, la Biblioteca “Ostinata” di Milano, il TOLI Institute (The Olga Lengyel Institute) di New York, l’Università La Sapienza di Roma, l’Associazione “Progetto Memoria”, il MEIS – Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, la Fondazione Besso.
Presenti al convegno alcuni rappresentati delle istituzioni coinvolte e scolaresche provenienti da Ferrara, Cagliari e Roma, tra cui il liceo ebraico, Renzo Levi. Hanno presenziato anche due testimoni della Shoah: Gabriele Sonnino, uno dei bambini che si sono salvati dal rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre 1943, ed Edith Bruck, scrittrice ungherese sopravvissuta ad Auschwitz.
Luzzatto Voghera ha riportato le parole della senatrice Segre, che non ha potuto partecipare all’evento: “Per anni ho raccontato la mia esperienza nelle scuole e ho paura che una volta scomparsi i sopravvissuti, la Shoah verrà relegata a una riga nei libri di storia. Auguro il massimo successo al progetto presentato oggi e spero che iniziative come questa contribuiscano a costruire un futuro di dialogo e a contrastare la violenza”.
Riguardo all’obiettivo del progetto didattico, Luzzato Voghera ha affermato: “È importante riconoscere il dolore dell’altro e attivare percorsi che aiutino gli studenti a lavorare e ragionare sulle fonti, con la conoscenza esatta della storia”. Alessandro Spanu, presidente dell’UCEBI, ha aggiunto: “Il progetto “Tra resistenza e resa” serve a promuovere il dialogo tra fedi religiose diverse partendo dall’ascolto dell’altro”.
Un concetto ripreso anche da Noemi Di Segni, presidente dell’UCEI, che ha commentato: “È indispensabile che al lavoro della memoria partecipi più di un’istituzione”. Di Segni ha inoltre enfatizzato il ruolo del contesto odierno nella trasmissione della memoria: “Dobbiamo capire ieri per capire l’oggi, e come si è arrivati a quanto accaduto. Il passato non riguarda solo la Shoah ma tutto il periodo della guerra, del dopoguerra, e il giorno che non è mai tramontato dall’inizio del 7 ottobre”.
Manuele Gianfrancesco ha rappresentato la fondazione “Museo Della Shoah di Roma”, portando i saluti del presidente della fondazione, Mario Venezia: “L’incontro di oggi richiama la triade interconnessa di memoria, libertà e giustizia. Non ci sono libertà e memoria senza la giustizia e senza l’accertamento rigoroso dei fatti, coinvolgendo l’analisi e la ricerca storiografica”.
Sono intervenuti anche Paolo Prota della “Biblioteca Ostinata”, Livia Ottolenghi, professoressa all’Università La Sapienza di Roma e Consigliere UCEI, e Lello Dell’Ariccia, presidente dell’associazione “Progetto Memoria”, che hanno parlato dell’importanza della formazione dei giovani sulla Shoah, poiché sarà loro compito trasmetterla alle generazioni future.
Hanno contribuito due docenti che hanno parlato della propria esperienza nel lavoro della memoria: Menhaz Afridi, direttrice di “Holocaust, Genocide, and Interfaith Education Center” alla Manhattan University, e Bjorn Krondorfer, professore alla Northern Arizona University, che ha illustrato “History, Memory, Trauma, Justice: Challenges to Teaching & Processing the Holocaust”.
Parte fondamentale del convegno è stata la testimonianza di Edith Bruck, in dialogo con la professoressa Debora D’Auria.
D’Auria ha letto alcuni passaggi scritti dalla poetessa ungherese, tra cui un estratto dal romanzo “Il pane è perduto”, chiedendole di spiegarne il titolo: “Una vicina di casa non ebrea ci regalò la farina e mia madre la usò per fare il pane. Controllava continuamente se avesse lievitato. Quando i fascisti entrarono a casa nostra, mia madre continuava ad urlare la frase il pane è perduto. Continuò a ripeterlo anche sul vagone verso la sinagoga, prima di essere portati al ghetto del capoluogo e infine deportati”. Bruck ha proseguito raccontando alcune delle esperienze terribili vissute nei lager, ma ha voluto ricordare anche ciò che definisce “luci”: momenti che le restituivano la speranza, il futuro, la sopravvivenza.
Bruck ha concluso con uno sguardo ai giovani, rammentando loro, “Tutti nasciamo con bene e male dentro, ma consiglio ai ragazzi di alimentare il bene e lasciar morire il male. La vita umana va valorizzata: capisci quanto siano preziosi la vita e il pane quando stai per morire”.













