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    IL 6 SETTEMBRE, XXI EDIZIONE CULTURA EBRAICA. ROMA CAPOFILA IN ITALIA

    La Giornata europea della cultura ebraica ha celebrato nel 2019 il ventesimo anniversario. Per l’occasione, nel 2019 fu il turno del sogno e dei sogni. Quest’anno in Europa parecchi sogni si sono trasformati in incubo. Soprattutto alla luce della tradizione ebraica, forse sarebbe opportuno porsi qualche domanda sulla piaga che ha colpito l’intero genere umano. Dunque il prossimo 6 settembre 2020, poco oltre la metà del mese di Elul, dovremo confrontarci con un’edizione davvero particolare. La prossima giornata del 6 settembre 2020 porta infatti il titolo ufficiale, in inglese, di “Jewish Journeys”. Viaggi, percorsi, tragitti. In Italia si è deciso di tradurre con “Itinerari ebraici”. Scelta felice dopo una proposta di lavoro e organizzazione che potrebbe apparire incauta, ma certamente messa a punto prima della diffusione del virus. Tutti dovranno dare fondo alle proprie capacità d’immaginazione, uscendo da schemi consolidati e collaudati. 

    Proprio in questo difficilissimo momento, alla Comunità di Roma è toccato l’onore e l’onere di rappresentare la Città Capofila per l’Italia. Il nostro paese ha sempre ricoperto un ruolo primario. La ricchezza dei musei ebraici locali è straordinaria, a Roma e a Venezia soprattutto. Non è questa la sede per ripercorrere i momenti decisivi di una storia che ha lasciato luoghi, libri, manoscritti e oggetti di incomparabile bellezza, gelosamente custoditi per secoli negli spazi ristretti dei ghetti: nelle case, nelle sinagoghe, nelle biblioteche. Tuttavia non possiamo dimenticare una successiva, ravvicinata celebrazione. Un secolo e mezzo è trascorso da quando Roma e il Lazio furono uniti al neonato Regno d’Italia con l’apertura della celebre breccia il 20 settembre del 1870. Si accavalleranno le date, dunque, e poiché per la tradizione ebraica i numeri e le coincidenze numeriche sono importanti, come trascurare il fatto che il 20 settembre 2020 corrisponde al secondo giorno del mese di Tishrì 5781? Dunque Rosh ha-Shanà, il capodanno ebraico. Dovremo condividere questi eventi con un ospite indesiderato, e cioè Covid19. Passata la famigerata crisi del 2007 eravamo approdati in tempi di veloce espansione planetaria dell’economia, quando all’improvviso è arrivato un virus micidiale. Ha ribaltato anche il ciclo economico. Da notare, tanto per restare nella storia del popolo ebraico, che l’angelo della morte inviato per colpire i primogeniti passò oltre le case degli ebrei chiusi in lockdown strettissimo, nell’attesa di lasciare per sempre l’Egitto. 

    Lo scorso anno gli ebrei d’Europa, e con loro le comunità italiane, proponevano la propria tradizione dell’universo onirico, dalla mistica scala di Giacobbe e dai cicli economici scoperti da Giuseppe – vacche grasse e vacche magre – fino Sigmund Freud. Ma adesso, e occorre scrivere con franchezza, ancora a metà luglio non si hanno notizie di convocazioni e riunioni, sia pure a distanza. Dopo mesi di blocco dei voli, con i treni veloci che viaggiano semivuoti e le navi da crociera ormeggiate probabilmente fino a primavera 2021, occorrerà molta immaginazione. Certamente non mancheranno le visite nel nostro quartiere e nel museo, effettuate stavolta anche sugli schermi dei telefonini. Forse, perché no, cinema all’aperto se gli spazi disponibili ed il meteo lo consentiranno. Il principe degli antichi viaggiatori presso gli ebrei romani fu naturalmente Beniamino di Tudela. E’ entrato nel mito. Vogliamo presumere che sarà onorato e debitamente ricordato. Qui a Roma non si rinuncerà alla simpatica tradizione del dialetto giudaico romanesco, delle storie di famiglia, della cucina tradizionale jewish-roman un tempo “povera” e adesso a prova di sofisticatissimi gourmet. Nell’estate di una sostanziale immobilità forzata, forse si potrebbero utilizzare i supporti informatici anche per far viaggiare velocemente testi, musiche, immagini. Anche in concorso, se appena possibile. Forse però si è già fuori tempo massimo. Qui di seguito ci permettiamo di proporre una breve lista di spunti per itinerari e viaggi sui quali ragionare.

    • 80 anni dopo l’invasione nazista dell’Europa occidentale, si devono ripercorrere le vie di fuga che restarono in qualche modo praticabili verso la Spagna e il Portogallo, e fino al terribile autunno del 1943 anche verso l’Italia.

    • Quasi un secolo fa ebbero inizio gli arrivi dall’Est e dalla Mittel Europa. Vennero così a mostrare un mondo ebraico nuovo per noi quanti vollero stabilirsi nel nostro paese, approdandovi dalle terre di una ostjudentum che dopo la Shoah cessò di esistere, se non nell’Unione Sovietica chiusa allora dalla guerra fredda.

    • A partire dal 1947 e poi nel 1967/1969 arrivarono gli ebrei dispersi dalla violenza del nazionalismo arabo. I libici e tutti gli altri hanno dato prova di resilienza straordinaria, con la propria capacità di inserirsi creativamente sia nella comunità romana che nel tessuto economico cittadino.

    • Nel capitolo dei viaggi dimenticati si potrà cogliere l’occasione per ricostruire le vicende delle famiglie che la miseria del secondo dopoguerra spinse ad emigrare in Canada.

    • E indietro nel tempo, le storie e gli itinerari dei profughi che arrivarono a Roma dal Portogallo, dalla Spagna, dal Regno di Napoli e Sicilia nei decenni successivi ai decreti di espulsione di Isabella la Cattolica, regina di Castiglia.

    • I viaggiatori che negli anni del progresso ottocentesco passavano da Roma restavano inorriditi dalle condizioni in cui il governo pontificio costringeva il ghetto, e non mancarono di richiamare l’indignazione dell’Europa contro il Papa Re. Ferdinando Gregorovius scrisse nel 1853 una novantina di pagine indimenticabili. Che cominciavano così (cito da un’edizione del 1904): “Ammassato in un cupo e triste angolo dell’Urbe, rimpetto al Trastevere, abita qui da più secoli, quasi reietto dal resto del genere umano, il popolo degli ebrei di Roma.”

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