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    ITALIA

    Il sergente Kauders: il ricordo della comunità ebraica di Milano

    Era originario di Milano Rafael Kauders, il riservista italo-israeliano di 39 anni dell’Idf, ucciso a seguito di un attacco di Hezbollah nel nord di Israele. Era membro della Brigata Alon, dove prestava servizio come coordinatore del Rabbinato militare, e ha ricevuto una promozione postuma a sergente. Kauders lascia la moglie e quattro figli.
    “I genitori di questo giovane uomo erano Vittorio e Tirza”, racconta Sara Modena, assessora alla cultura della Comunità ebraica di Milano e amica di famiglia. “Vittorio era in classe con mia madre negli anni ’50, poi negli anni ’60 sono emigrati in Israele. Rafael era un riservista e il suo compito era di supporto psicologico e aiuto spirituale religioso ai soldati”. Insomma, nell’esercito italiano verrebbe indicato come cappellano militare. “Anche se i suoi genitori hanno lasciato la comunità negli anni Sessanta, la famiglia ha sempre mantenuto i rapporti con l’Italia. È stato colpito da un drone mandato dal Libano, era in un campo di calcio, per un errore non è suonato l’allarme, di solito quando arrivano i droni c’è sempre l’allarme. Ma Rafael non era un combattente, non era impegnato al fronte, era un rabbino”.
    “La morte di questo ragazzo giovane è una tragedia come lo è la guerra, ma Israele è stata aggredita e non c’è nessun altro modo se non difendersi dalle bestie feroci dei terroristi di Hamas”, spiega Walker Meghnagi, presidente della comunità ebraica di Milano. “Cosa deve fare Israele se non cercare di liberare i poveri ostaggi vivi oppure ottenere i corpi dei morti? Non si tratta di un problema relativo a un politico come Netanyahu, ma del fatto che gli israeliani non sono più sicuri a casa propria”.
    C’è poi il problema che si è creato in Italia con la guerra, quello dell’antisionismo e dell’antisemitismo. “Vi sono dei rigurgiti antisemiti, perché andare nelle piazze a Milano e gridare morti agli ebrei, cerchiamo gli ebrei, non è antisionismo, ma antisemitismo vero e proprio. Se c’è qualcuno che dice ancora due popoli e due stati ben vengano, ma gridano dal fiume al mare e non si può fare la pace con chi ti vuole buttare al mare. Ricordo che Gaza era libera da 19 anni. Perché non hanno costruito uno Stato? Perché hanno firmato una tregua per poi tradirla?”
    Preoccupa poi il clima a Milano. “Abbiamo fatto un flash mob molto riuscito lunedì, ma purtroppo la situazione a Milano è peggio che a Roma, ci sono manifestazioni devastanti. Ringrazio le forze dell’ordine, ma non è facile. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala venerdì scorso ha proposto di esporre la bandiera palestinese. Un sindaco dovrebbe essere superpartes e io gli ho proposto quattro mesi fa di mettere uno striscione con scritto liberate ostaggi. D’altra parte, devo dire che abbiamo un sostegno altissimo dei milanesi, circa l’80 per cento è con noi, ma è il restante 20 per cento che fa rumore. Noi non ci impressioniamo, continuiamo ad andare in giro, a svolgere le nostre attività, a vivere la nostra vita”.

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