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    ITALIA

    Il silenzio connivente contro gli slogan che inneggiano al 7 ottobre

    Si dicono pacifisti, ma inneggiano alla violenza. La manifestazione per Gaza, per la pace, per la popolazione civile palestinese, per il ritorno degli “attivisti” della Flotilla, lascia l’amaro in bocca e la preoccupazione di una deriva già vista e difficile da fermare. Tra i diversi striscioni spunta, all’altezza del Colosseo, una bandiera di Hamas e una di Hezobollah. Compare una scritta che non avremmo mai voluto vedere in un paese democratico come l’Italia: “7 ottobre giornata della Resistenza palestinese” corredata dall’ormai famoso “From the river to the sea Palestine will be free”, implicito riferimento alla scomparsa di Israele. Dallo stesso spezzone della manifestazione, si levano cori come “Viva Hamas, Hezbollah, gloria eterna a Nasrallah, con i caccia e con i Mirv bombardiamo Tel Aviv”.

    Ma il peggio deve ancora arrivare. Un cartello inneggia a tempi bui: “Quest’anno risparmia sugli addobbi di Natale, appendi un sionista, la corda è in omaggio”. Del resto, di cosa ci meravigliamo quando bambini indottrinati cantano “From the river to the sea” ricordando tanto i piccoli Balilla che sfilavano nel sabato fascista? Come diventa normale urlare in un corteo: “Morte all’Idf”, scritto su un grande stendardo sventolato lungo tutto il percorso.

    Dalle parole è facile passare ai fatti. La vetrina di un supermercato finisce in frantumi, un auto viene data alle fiamme perché gli incappucciati aspettano la fine del corteo per andare in giro a fare danni nella città. Guerriglia a largo Brancaccio dove vengono usati idranti e lacrimogeni. Scontri anche in piazza Vittorio: Lancio di bombe carta, cestini e tavolini dei bar scaraventati in mezzo alla strada, auto e cassonetti in fiamme, in via dello Statuto viene divelto un palo.

    Ah, ma la maggioranza è pacifica, sottolineano gli organizzatori, vuole soltanto la fine della guerra a Gaza. E allora chiedo a questa pacifica maggioranza perché non ha strappato lo striscione che inneggiava al 7 ottobre? Perché non ha strappato la scritta neonazista? Perché chiude un occhio sugli scontri? Dov’è quando bisogna agire nei confronti di chi inneggia a un massacro? Dove sono le condanne? No, la maggioranza pacifica tace. I politici che hanno partecipato tacciono. Gli organizzatori tacciono. I colleghi ti dicono che erano dietro al loro striscione che ne sanno di quello degli altri. Ecco allora quello che si sente: il nulla, nessuna condanna, soltanto il silenzio. Un silenzio connivente. Proprio come nel 1938.

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