
Il 28 luglio scorso, in un autogrill vicino a Milano, un ebreo francese insieme al figlio di sei anni è stato insultato e poi ha esposto denuncia per un’aggressione subita nell’indifferenza generale. Pochi giorni prima, una cinquantina di ragazzi ebrei francesi tra i 10 e i 15 anni, insieme alla loro direttrice di 21 anni, sono stati fatti scendere da un volo della compagnia Vueling in partenza da Valencia e diretto a Parigi, dopo aver cantato canzoni in ebraico a bordo: l’equipaggio avrebbe denunciato azioni di “disturbo”.
Questi episodi, su cui sono attualmente in corso le inchieste giudiziarie, costituiscono un paradigma di quanto accaduto dopo il pogrom del 7 ottobre: gli ebrei, vittime di un terribile massacro perpetrato da feroci assassini, dopo pochi giorni, vengono additati come “responsabili”.
Moltissimi commentatori sostengono che l’ondata di antisemitismo post 7 ottobre vada imputata alle azioni “genocide” del “governo di Tel Aviv”. In realtà, la solidarietà verso le vittime ebree è durata un battito di ciglia: nel giro di pochi giorni uccisi e rapiti sono stati dimenticati ed è iniziato il tam tam – spesso suonato da partiti politici, docenti universitari, altri prelati, cantanti, attori ed influencer – secondo il quale la reazione di Israele era “spropositata” e poi “genocida”. Gli ebrei sono stati considerati “responsabili” dell’antisemitismo poiché non hanno preso le distanze dal “genocidio” attuato dal “loro” governo. L’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte – e non solo lui – ha invitato più volte gli ebrei a condannare il “genocidio in corso”, pena la corresponsabilità del medesimo. Va ricordato che, da sempre, gli antisemiti si presentano come vittime degli ebrei, i crociati che li massacravano nel basso Medioevo sostenevano che la loro era una risposta all’iniquità ebraica, mentre Hitler “rispondeva” alla dichiarazione di guerra che gli aveva rivolto l’“ebraismo internazionale”.
Le vittime di antisemitismo vengono immancabilmente inquadrate come “sioniste”, termine quest’ultimo che ha assunto un significato distorto, e sintetizza i principali topoi dell’immaginario antiebraico. L’impiego alterato del termine è trasversale e non connota solamente gli ambienti estremisti. La generalizzazione agisce come meccanismo di disumanizzazione, favorendo una crescente legittimazione della violenza e della normalizzazione dell’odio verso un nemico indefinito (il “sionista”). L’effetto combinato di queste narrative è la legittimazione della violenza verbale e fisica contro gli ebrei, percepiti non come individui, ma come rappresentanti collettivi (i “nuovi nazisti”) delle azioni “genocide e sterminazioniste” di “IsraHell”. I travisamenti del concetto di sionismo risultano sempre più influenzati da matrici ideologiche islamiste, le quali hanno progressivamente guadagnato legittimità e spazio nel discorso pubblico, trovando eco in ambiti scolastici, universitari, mediatici e culturali. Emergono gruppi organizzati di “professionisti dell’antisemitismo”, che promuovono la distorsione del sionismo attraverso l’appropriazione di simboli e distorsioni della Shoah.
Si tratta di soggetti che, in larga parte, operano in maniera coordinata, con strategie mirate alla diffusione dell’odio, spesso sfruttando le dinamiche virali delle piattaforme digitali.
In Italia come nel resto del mondo si registra un numero record di atti di antisemitismo e questo odio organizzato assume toni vieppiù aggressivi, determinati dal fatto che l’antisemitismo in veste di “antisionismo” viene considerato “democratico e antifascista”. Nei primi sei mesi del 2025, l’Osservatorio antisemitismo del CDEC ha registrato circa 500 casi di antisemitismo e, persistendo questo clima, alla fine dell’anno verrà superata la soglia record del 2024 di 874 casi. Gli atti contro gli ebrei si fanno sempre più violenti e ormai gli odiatori si sentono liberi di minacciare con toni come: «sei uno sporco ebreo infame…Ti arriverà un proiettile in testa da parte mia» (maggio 2025).
La normalizzazione dell’antisemitismo attraverso la demonizzazione del “sionismo” ha condotto a questa situazione che è in continuo aggravamento. L’unica soluzione a questo fenomeno globale è che l’ubriacatura ideologica passi al più presto. Ma devono essere enti e persone che hanno rivitalizzato un antisemitismo da anni ’30 a porvi rimedio. E devono farlo al più presto.