
A Milano, sul marciapiede antistante lo studio del regista Ruggero Gabbai nei pressi di via Vincenzo Foppa è comparsa una svastica disegnata con vernice rossa, accompagnata da una stella di David e da un segno “uguale”. Il regista, noto per il documentario Liliana dedicato alla senatrice a vita Segre e per altre opere dedicate alla memoria della Shoah, ha denunciato il gesto intimidatorio alla Digos.
“Ho appena denunciato alla Digos un fatto molto grave: graffiti intimidatori davanti alle finestre del mio studio – ha scritto Gabbai sui social – Sicuramente qualcuno che conosce la nostra attività cinematografica e la nostra filmografia basata sul dramma della Shoah, la mafia, il rispetto dei diritti, della legalità e delle minoranze ha voluto mandare un messaggio chiaro nella sua violenza e volgarità”. Il regista ha poi ribadito: “Continueremo a lavorare per cercare il dialogo e l’approfondimento dei temi storici e politici, senza arretrare di un centimetro”. Ma non si è limitato a condannare il gesto.
In un’intervista rilasciata a Shalom, Gabbai ha sottolineato quanto sia difficile oggi affrontare certi temi: “È diventato molto difficile parlare del conflitto in Medio Oriente perché ormai non si parla più, ma si comunica per slogan e quando si ragiona diventa complesso”.
E ancora: “Noi ebrei italiani ci siamo resi conto che, nonostante gli sforzi compiuti in questi anni l’antisemitismo latente è riesploso in maniera drammatica dopo il 7 ottobre. Ci siamo risvegliati bruscamente e abbiamo capito che c’è ancora molto da fare. Come ricordava Sartre, l’antisemitismo è anche irrazionale, ed è per questo così difficile combatterlo. Dobbiamo monitorare con attenzione quello che sta accadendo e restare vigili. Oggi viviamo un’epoca segnata da un preoccupante ritorno all’oscurantismo, in cui il confronto si riduce a semplici slogan”. Secondo Gabbai, dunque, l’atto intimidatorio non è isolato, ma riflette un clima di odio crescente che trova terreno fertile nella superficialità del dibattito pubblico e in un antisemitismo mai del tutto sopito.