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    ITALIA

    Le nuove parole dell’odio – Milano 24 febbraio 2024

    Sin dall’indomani del 7 ottobre sono stati numerosi i cortei in Italia in cui si è inneggiato, con nuovi e vecchi slogan “rispolverati” per circostanza, alla distruzione dello Stato ebraico. Le bandiere d’Israele bruciate, in mezzo a quelle palestinesi sventolate, assieme alla distorsione della storia e ai cartelli inneggianti all’intifada o con su scritto “From the river to the sea”, da quattro mesi sfilano nelle strade e nelle piazze del nostro Paese. Ma ciò che è avvenuto a Milano sabato scorso, al corteo propal a cui hanno partecipato oltre 15.000 persone, rivela quanto alcuni elementi siano l’avvisaglia di nuove espressioni della narrativa dell’odio.
    “Oggi Milano è di nuovo palestinese”, si è sentito gridare, sotto i manifesti con su scritto “fuori l’entità sionista dalla storia”, che invocano la distruzione totale dello Stato ebraico, mentre una folla rispondeva a comando alle voci che urlavano per chiamare il popolo all’intifada. E ancora “Un sasso qui, un sasso là, intifada pure qua”: ecco, dunque, uno slogan che fa il salto in avanti nel linguaggio dell’odio e che nasconde, dietro una rima elementare, l’ideologia e forse le intenzioni di chi ha sfilato a Milano, esponendo anche raffigurati i volti macchiati di rosso-sangue di Benjamin Netanyahu, della premier Giorgia Meloni e di alcuni membri del Governo italiano, tra vetrine imbrattate, automobili danneggiate e un agente delle forze dell’ordine ferito. Viene spontaneo domandarsi cosa intendano i sedicenti pacifisti quando auspicano l’intifada in Italia. Siamo oramai oltre l’odiosa retorica antisionista e antisemita che già conoscevamo, ci troviamo in uno scenario verbale violento rinnovato che rischia di debordare e che richiede attenzione e interpretazione.
    Allo sfoggio di kefiah e bandiere palestinesi issate sul monumento a Garibaldi in largo Cairoli, è seguito il rogo della bandiera d’Israele perpetrato da un uomo a volto coperto. Qualcuno ha sentito definire il pogrom del 7 ottobre come “un tentativo di evasione dal carcere di Gaza”. Così l’intollerabile rituale del ribaltamento della storia, che tenta di legittimare gli assassini come “resistenti”, si nutre di nuovi elementi che devono spingerci a riflettere e a fotografare per futura memoria ciò che sta accadendo in Italia.

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