Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2025

Scarica il Lunario

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    ITALIA

    Per l’opposizione, soltanto Gaza è la madre di tutte le battaglie…

    Silvio Berlusconi la chiamava la madre di tutte le battaglie, per il pd è sempre stata una sciagura. La separazione delle carriere, la riforma della giustizia, le correnti della magistratura hanno caratterizzato il dibattito parlamentare per più di vent’anni. Ricordo le notti a seguire la commissione giustizia al Senato, le leggi ad personam, le ricusazioni dei giudici. Un tema che ha sempre diviso e che è sempre stato centrale nella nostra vita politica. Come cronista parlamentare sono balzata dalla sedia quando, durante l’approvazione in terza lettura della separazione delle carriere a Montecitorio, la segretaria dem Elly Schlein ha invitato il governo a intervenire su Gaza, una seduta finita in bagarre sempre per lo stesso motivo. Ora cosa c’entri la guerra in Medioriente con l’esercizio della giustizia in Italia, francamente mi sfugge. Ma a quanto pare, ormai l’unica cosa che conti per un click è gridare “free palestine”.
    Così capita in questo meraviglioso paese distopico che un comico sul viale del tramonto, con tanto di tintarella, minacci in tv di prendere a pugni chiunque possa pensare ad un contraddittorio su Gaza. E non capiamo che titoli abbia per discutere di simili argomenti come fosse un esperto. Ma anche chi ce li ha, un professore di Pisa e un altro di Torino, viene cacciato via dalle Università perché sionista o perché ha difeso l’esercito israeliano nel quale ha servito.
    E via con il moltiplicarsi degli scempi. L’ebreo attraverso i secoli, di un noto editore filonazista con un’immagine di copertina stile protocolli dei Savi di Sion, appare nella vetrina della libreria San Paolo di via della Conciliazione; la bandiera palestinese viene esposta in Campidoglio a due passi dall’antico quartiere ebraico dove gli ebrei sono stati rinchiusi per 300 lunghi anni e deportati nel 1943; a Flensburg, in Germania, appare la scritta in tedesco sulla vetrina di una libreria “vietato agli ebrei, nulla di personale, non è antisemitismo, proprio non vi sopportiamo”. Situazioni che purtroppo richiamano amaramente il 1938.
    Ma torniamo dove siamo partiti. Ormai Gaza è il prezzemolo di tutte le manifestazioni di centro sinistra, tanto che quando finirà la guerra, perché siamo certi che finirà, ci chiediamo di cosa parleranno o cosa faranno. Intanto, Elly Schlein partecipa al corteo pro-Gaza a Bologna, il segretario della Cgil Maurizio Landini a Catania e annuncia uno sciopero di quattro ore per domani lunedì 22 settembre. Mi domando come cambierà la situazione a Gaza se io non vengo pagato per quattro ore? Sarà interessante registrarne l’adesione. Nel frattempo, gli F35 italiani, sì avete capito bene italiani, si alzano in volo in Estonia per intercettare tre mig russi che avevano violato lo spazio aereo della Nato. Ma l’Ucraina e il fronte Est non fanno notizia.
    L’importante è continuare ad urlare negli emicicli di Camera e Senato no alle armi ad Israele, boicottaggio, “genocidio”, il governo intervenga in aula, ci sia un voto, non sia soltanto un’informativa. E il coro di Pd, M5s, Avs è unanime. Ma poi ci si meraviglia che ad alcuni esponenti di Avs venga vietato l’ingresso in Israele, malgrado quattro parlamentari dell’opposizione partecipino alla protesta a bordo della Flotilla e chiedano al governo di garantire l’immunità a tutto l’equipaggio. Come andare a una manifestazione non autorizzata e chiedere alla polizia di assicurare che non caricherà. Per il momento, però, si può dormire sonni tranquilli: Ulisse ci ha messo di meno ad tornare ad Itaca.
    Si prepara la sessione di bilancio e nel mio paese ideale vorrei vedere i leader dell’opposizione alzarsi in aula e parlare di questioni economiche, di tasse, magari contestando la cosiddetta pace fiscale, dell’impatto dei dazi sulla nostra economia, dell’aumento delle spese militari. Forse non si sono resi conto che continuare a parlare soltanto di Gaza vuol dire omettere il ruolo costituzionale della minoranza: il controllo sul governo e l’alternativa alla maggioranza.

    CONDIVIDI SU: