
La dichiarazione
“Avendo a disposizione pochissimi strumenti per opporci all’Olocausto palestinese, un segnale, per quanto modesto, potrebbe consistere nel ritirare l’amicizia su FB ai vostri ‘amici’ ebrei, anche a quelli ‘buoni’, che si dichiarano disgustati da quello che sta facendo il governo di Israele e le IDF. Mentono e con la loro menzogna contribuiscono a coprire l’orrore: è una piccola, piccolissima cosa ma cominciamo a farli sentire soli, faccia a faccia con la mostruosità di cui sono complici”.
L’autore
Questa proposta di puro odio razziale, uscita ieri in rete e poi largamente riecheggiata fra politica e media, non viene da un “leone da tastiera”, un qualche ragazzino ignorante e fanatizzato, ma da un potente accademico, il decano del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, professore ordinario di Diritto Civile. Si chiama Luca Nivarra, è stato candidato a fare l’assessore all’ambiente nelle elezioni del 2017 dalla lista di estrema sinistra di Claudio Fava, che prese meno del 7% dei voti. Una persona importante nell’ambiente siciliano, con molte relazioni e una notevole influenza economica.
L’odio
Non vale la pena di sprecare parole per spiegare le falsità delle affermazioni di Nivarra: non vi è alcun “Olocausto palestinese”, semmai il tentativo di banalizzare la Shoah per usarla contro Israele, non vi sono “mostruosità” e “orrori” commessi dall’esercito israeliano, ma una guerra contro il terrorismo, eccetera. Quel che va sottolineato è invece l’odio che traspare da queste righe contro tutti gli ebrei, anche contro quelli definiti buoni (ma fra virgolette), che sarebbero poi quelli che si oppongono a Israele, colpevoli anche loro in quanto “mentono” evidentemente secondo il giurista siciliano a causa di una pulsione naturale alla bugia che non perdona nessun ebreo. E insieme va notata la punizione proposta dell’isolamento civile, della reclusione sociale di cui chiaramente il ritiro del contatto su Facebook è l’inizio. Un isolamento del genere non venne proposto neppure dalle leggi razziste del 1938, non solo ovviamente perché non c’era la rete, ma anche perché il regime fascista non pensò allora di poter entrare così a fondo nei rapporti individuali. Il fatto che un personaggio potente ed evidentemente accorto come Nivarra lanci questa proposta dice tutto su come oggi in Italia (ma purtroppo in tutt’Europa) è stato sdoganato col pretesto di Israele l’odio per gli ebrei.
Le reazioni
Lo dimostra anche la debolezza della reazione del rettore dell’Università di Palermo, Massimo Miradi, che è sì intervenuto subito per “prendere le distanze” dalle dichiarazioni di Nivarra, ma definendola “una proposta che rischierebbe di alimentare le stesse dinamiche che afferma di voler contrastare”, quindi in qualche modo mostrando di comprenderne le motivazioni. Il rettore ha poi rivendicato il fatto che la sua università ha condannato “sia il brutale e insensato attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, sia la successiva azione militare di Israele a Gaza” qualificandola come “atrocità” e “ ribadendo la più decisa opposizione e la più aspra denuncia contro la prosecuzione di un conflitto che continua a ledere i diritti umani e a colpire programmaticamente un’intera popolazione”. Dell’evidente carattere di odio razziale della dichiarazione non ha ritenuto di parlare: in sostanza un dissenso sui mezzi ma non sui contenuti. Molto più completa la reazione della ministra dell’Università Bernini: “Le dichiarazioni del professore Nivarra non offendono solo il popolo ebraico ma tutti coloro che si riconoscono nei valori del rispetto e della convivenza civile”.