
Non gli è stato permesso di salire sul podio né ha potuto ricevere la medaglia pubblicamente o ascoltare l’inno nazionale. Questo è quanto accaduto al giovane atleta israeliano Daniel Boaron, 16 anni, vincitore al Grand Prix di Jiu-Jitsu di Roma.
Le autorità italiane “per motivi di sicurezza”, presumibilmente legati alla più ampia situazione geopolitica che coinvolge l’Iran, hanno sconsigliato agli organizzatori di consentire all’atleta di apparire alla cerimonia di premiazione.
In un’intervista al Jewish News, Amir Boaron, il padre del ragazzo, ha raccontato che Daniel ha ricevuto la medaglia in privato. Dopo l’intervento delle autorità, “gli è stata consegnata la medaglia lontano dalla cerimonia e abbiamo scattato una foto” ha detto.
L’allenatore Nimrod Ryder ha affermato che l’avvertimento è arrivato poco prima dell’inizio della cerimonia: “La vita non è sempre come la pianifichi, è quello che succede. Daniel è arrivato primo, e tutti lo sanno. Eppure, è stato un peccato che non sia potuto salire su quel podio e mostrare al mondo cosa aveva realizzato”.
“Sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese e sono felice per il risultato. – ha detto Daniel in un’intervista subito dopo la gara – Grazie al popolo di Israele e ai soldati delle IDF che ci proteggono, abbiamo mostrato al mondo cosa valiamo, anche quando cercano di metterci a tacere”.
Malgrado l’accaduto, un folto gruppo di volontari della Comunità Ebraica di Roma ha voluto accogliere e festeggiare il giovane atleta per il risultato raggiunto, alleviando l’amarezza per un’ingiustizia che di certo non può cancellare l’importante traguardo.