
Si è spento, lo scorso 14 giugno nella sua casa di New York, Leonard A. Lauder. Aveva 92 anni. Nato a New York nel 1933, era il primogenito di Estée e Joseph Lauder. Dopo il suo ingresso nell’azienda di famiglia, nel 1958, ne guidò l’espansione, trasformando una società con 800.000 \$ di fatturato in un colosso globale del beauty, con marchi come Clinique, MAC, Aveda, Bobbi Brown, Tom Ford Beauty, Jo Malone e La Mer.
Nel 1995 la portò in Borsa, registrando un +33% nel primo giorno di quotazione. Tra i suoi ruoli: presidente (1972–1995), CEO (1982–1999) e poi chairman (1995–2009), diventando successivamente chairman emeritus. Era riconosciuto come un “visionario senza paura”, capace di innovare il marketing e le strategie di vendita della cosmetica.
Lauder era noto anche per la sua grande generosità. Appassionato d’arte, nel 2013 donò alla Met una collezione cubista da oltre 1 miliardo di dollari, contribuendo all’istituzione di un nuovo centro di ricerca dell’arte moderna. Fu inoltre a lungo sostenitore del Whitney Museum, arrivando a donare 131 milioni di dollari. In ambito medico, fondò con la prima moglie Evelyn la Breast Cancer Research Foundation e, co-fondò l’Alzheimer’s Drug Discovery Foundation.
Nell’agosto 2023, all’età di 90 anni, decise di non candidarsi per la rielezione nel Consiglio di Amministrazione di Estée Lauder, pur mantenendo il titolo di ‘chairman emeritus’. Da allora aveva lasciato ogni ruolo formale, ma continuava a essere una guida morale per la famiglia e l’azienda. Il suo percorso è stato contraddistinto dall’ingresso dell’azienda in nuovi mercati globali, dall’istituzione del primo laboratorio di R\&D e da acquisizioni strategiche . Lascia un impero con un portafoglio di oltre venti brand, dirigendo una compagine che sotto la gestione della famiglia controlla ancora circa il 38% delle azioni con il 86% dei diritti di voto . Il figlio William P. Lauder, attuale presidente del Consiglio, lo ha ricordato come “un uomo di bontà, visione e generosità, la cui energia e leadership hanno segnato un’intera industria”.