
Il 7 ottobre è arrivato anche in Italia “L’ostaggio”, il libro di Eli Sharabi, edito da Newton Compton nella collana “I volti della storia” (288 pagine, €12,90; e-book €5,99). Il memoir, che ha conquistato Israele, – è stato il più venduto dell’anno – è ora disponibile in traduzione italiana, a cura di Andrea Russo e Annachiara Biagini. Un’uscita che non poteva avere data più simbolica: proprio il 7 ottobre 2023 Eli Sharabi veniva rapito da Hamas durante l’attacco al kibbutz Be’eri. Da quella mattina, la sua vita e quella della sua famiglia si sono trasformate in una delle storie più dolorose e rappresentative del conflitto tra Israele e Hamas.
Nel libro, Sharabi — oggi attivista internazionale per la liberazione degli ostaggi — ripercorre i 491 giorni di prigionia trascorsi nei tunnel di Gaza: giorni di fame, isolamento, paura, ma anche di straordinaria forza interiore. La narrazione, asciutta e precisa, inizia con la descrizione della safe room della sua casa, mentre fuori i terroristi fanno irruzione. Al suo fianco, la moglie Lianne, cittadina britannica, e le figlie Noiya e Yahel rispettivamente di sedici e tredici anni. Pochi minuti dopo, i terroristi li trovano. “Cinque uomini armati, i volti coperti, le armi spianate”, scrive Sharabi nel primo capitolo. È l’inizio di un incubo. Trascinato via a piedi nudi, Sharabi viene condotto attraverso la recinzione del kibbutz e portato a Gaza. “Non mi importa dei colpi che ricevo. Non li sento nemmeno. Perché tutto ciò che voglio è sopravvivere per tornare a casa”, racconta tra le pagine. Da quel momento comincia un viaggio disumano, fatto di privazioni, interrogatori, paura costante, ma anche di riflessioni profonde sull’essenza dell’umanità.
“L’ostaggio”, non è solo il primo memoir scritto da un ostaggio israeliano liberato dopo il sequestro del 7 ottobre, ma è al contempo una testimonianza universale contro la violenza e l’indifferenza del mondo. Un atto di denuncia ma anche di amore per la vita. Come sottolinea la scheda dell’editore: “È la storia di un uomo che, malgrado tutto, continua a scegliere la vita”. Durante i mesi di prigionia, Sharabi apprende che la speranza serve più della certezza. Scrive che, nonostante non fosse un uomo di fede, ogni mattina recitava lo ‘Shema Israel’, come un ancoraggio spirituale nella tenebra. “La forza della fede è incredibile. – racconta in un’intervista dopo la sua liberazione – Sentivo che qualcuno vegliava su di me” . Sharabi, dopo la liberazione, ha portato la sua storia alle Nazioni Unite, ha incontrato Capi di Stato e organizzazioni internazionali, trasformando il dolore in impegno civile. Nato a Tel Aviv da genitori yemeniti e marocchini, ha dedicato il libro alla moglie, alle figlie e al fratello Yossi, tutti uccisi nell’attacco del 7 ottobre. Infatti, soltanto dopo il suo rilascio Sharabi ha scoperto la verità agghiacciante sulla sorte della sua famiglia: la moglie e le due figlie non erano tenute ostaggio da Hamas ma erano state uccise il 7 ottobre stesso, durante l’assalto al kibbutz, proprio nel momento in cui lui veniva trascinato via. Con uno stile diretto, privo di retorica, Sharabi costruisce un racconto che unisce memoria personale e testimonianza collettiva di uno dei periodi più duri della storia moderna del popolo ebraico.