Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    CORONAVIRUS: 1 GIOVANE SU 3 PUO’ AVERE FORME GRAVI, STUDIO IN USA

    Un giovane su 3 può ammalarsi di Covid-19 in forma grave. E’ quanto suggerisce uno studio dell’University of California di San Francisco (Ucsf), nel quale gli autori hanno esaminato un campione rappresentativo a livello nazionale degli States di circa 8.400 ragazzi e ragazze dai 18 ai 25 anni d’età. Il lavoro, pubblicato sul ‘Journal of Adolescent Health’, conclude che la ‘vulnerabilità medica’ complessiva fra i giovani è del 33% per i maschi e del 30% per le femmine. Il nuovo studio è stato condotto per approfondire una dinamica dell’epidemia in corso negli Usa. Il numero di giovani infettati dal coronavirus Sars-CoV-2 è infatti in aumento in tutta la nazione, spiegano gli autori del lavoro, ricercatori del Benioff Children’s Hospitals (Ucsf), che avvertono: l’essere giovani potrebbe non proteggere a 360 gradi dal rischio di incorrere nella malattia in forma grave. 

    Fermo restando che i pazienti over 65 hanno una probabilità di essere ricoverati in ospedale significativamente più alta rispetto ai giovani, dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), non inclusi nello studio, evidenziano – confrontando la settimana del 21-27 giugno con quella del 12-18 aprile – un aumento del 299% dei ricoveri per i giovani adulti, rispetto a un aumento del 139% dei ricoveri per gli anziani. Il team guidato dalla prima autrice Sally Adams, ha determinato la vulnerabilità dei ragazzi facendo riferimento a indicatori identificati dai Cdc: condizioni cardiache, diabete, asma, patologie autoimmuni come lupus o artrite reumatoide, condizioni epatiche, obesità e fumo nei 30 giorni precedenti. Fra le altre cose è emerso che l’impatto del fumo ha superato altri rischi meno comuni, riferiscono gli autori. (Lus/Adnkronos Salute) 

    CONDIVIDI SU: