
Trattenere i corpi degli ostaggi uccisi è “la forma più bassa di terrorismo e di guerra psicologica”. Queste le parole di Ruby Chen, padre di Itay, che aveva solo 19 anni quando è stato ucciso, il 7 ottobre, e il suo corpo portato via dai terroristi di Hamas.
Durante la sessione di ieri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, concentrata sulla risoluzione 2474 – che riguarda la restituzione dei corpi delle persone scomparse, trattenute da parti ostili durante i conflitti armati – Roy Chen ha affermato “Che tipo di essere umano tiene in ostaggio delle persone per anni e le usa come strumenti di negoziazione? Chi nega ai defunti quell’ ultima fondamentale dignità umana che meritano?”.
Chen ha detto, inoltre, che le Forze israeliane gli avevano notificato la morte del figlio nel marzo 2024, ma i terroristi di Hamas si sono rifiutati di confermare il possesso dei resti di Itay o di fornire prove fisiche per più di 19 mesi. “Ciò a cui è stata sottoposta la mia famiglia, il deliberato rifiuto di fornire informazioni sul destino di nostro figlio e il rifiuto di restituirlo, è stata una forma di lenta e duratura tortura psicologica”, ha sottolineato Chen.
“Hamas ha trasformato i corpi degli assassinati in un’industria di morte”, ha detto Danny Danon, ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, esortando il Consiglio di Sicurezza a far rispettare la risoluzione e a garantire il ritorno degli ostaggi deceduti. “Li usa per negoziare, contrattare, trarre profitto. – ha aggiunto – L’obbligo di restituire i caduti è nella coscienza umana fin dall’antichità: non un dono politico, non una norma occidentale, ma un obbligo universale. Nell’ Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam, seppellire i morti è un comandamento sacro”.