
Un libro che osserva da vicino il nuovo ordine mondiale mentre prende forma, evidenziando le dinamiche che stanno cambiando il pianeta. Il nuovo libro di Maurizio Molinari “La Scossa Globale”, edito da Rizzoli, racconta l’onda d’urto che sta riallineando geopolitica, economia e tecnologia, dagli Stati Uniti all’Europa passando per il Medio Oriente. Il libro è arricchito da mappe esplicative e infografiche che aiutano il lettore a orientarsi all’interno dei nuovi equilibri globali. Shalom ha intervistato l’autore del volume.
Quali sono i rischi e le opportunità della “scossa globale” che descrive nel suo libro?
La scossa è stata l’elezione di Trump perché ha portato gli Stati Uniti a sfidare Russia e Cina nella definizione del nuovo ordine globale. Le tre grandi potenze sono in competizione su come modificarlo e ciò apre tre scenari: possono concordare una divisione del mondo in sfere di influenza, entrare in conflitto fra loro oppure generare una conflittualità permanente. Tale incertezza durerà fino alla nascita di nuovo ordine di sicurezza. Potrebbero servire 3, 5 forse 7 anni. Tale prospettiva comporta il rischio di una instabilità di medio termine, con conseguenze a pioggia nella vita di tutti noi. Ma si schiudono anche opportunità perché dalle terre rare all’intelligenza artificiale, fino alle nuove rotte dei commerci attraverso l’Artico, la competizione globale sta creando nuove opportunità di crescita.
L’Europa rischia di essere schiacciata tra blocchi contrapposti: quali opzioni per l’UE?
L’Ue è aggredita su più fronti ma ha le risorse, economiche ed umane, per reagire e diventare protagonista del nuovo ordine nascente. Deve però essere più competitiva su difesa, intelligenza artificiale ed energia. E per riuscirci servono decisioni coraggiose da parte dei 27 membri, a cominciare dalla necessità di riforme per l’Ue come il voto a maggioranza qualificata.
Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Iran: come si stanno ridisegnando gli equilibri in Medio Oriente tra le varie potenze regionali?
Il Medio Oriente è uno scacchiere di competizione serrata fra Usa, Russia e Cina nel quale le potenze regionali tentano di rafforzarsi, l’una a scapito dell’altra. Sono due i maggiori conflitti in atto. Da una parte fra Israele e Iran, ovvero fra il progetto degli Accordi di Abramo per creare uno spazio di pace e cooperazione regionale e il suo esatto opposto con l’imposizione su tutti dell’egemonia degli ayatollah sciiti. Dall’altra la sfida fra Turchia ed Arabia Saudita per la guida dell’Islam sunnita che ruota attorno al movimento dei Fratelli musulmani che Ankara sostiene e Riad avversa. Su Gaza questi due conflitti si incrociano perché l’Iran vuole evitare il disarmo di Hamas per continuare ad aggredire Israele mentre La Turchia vuole strappare a Teheran e Doha il ruolo di più importante protettore di Hamas per trasformare la Striscia nella proiezione del proprio potere regionale.
Il ruolo di Israele come si inserisce in queste dinamiche?
L’interesse di Israele è su tre fronti. Primo: la piena applicazione del Piano Trump a Gaza per il disarmo e la scomparsa di Hamas, responsabile del pogrom del 7 ottobre, per dare vita alla ricostruzione. Secondo: l’estensione degli Accordi di Abramo con l’inclusione anche di Arabia Saudita e Indonesia per rilanciare il progetto di integrazione geoeconomica regionale che il 7 ottobre ha tentato di bloccare. Terzo: la creazione di zone cuscinetto lungo i propri confini, dal Libano del Sud alla Siria fino a Gaza, per scongiurare il rischio di nuovi 7 ottobre. La somma fra questi tre elementi suggerisce un cambiamento strategico significativo per Israele.
Che ruolo può giocare l’Italia in questa scossa globale?
L’Italia può essere protagonista della fase di transizione in corso. La capacità del governo Meloni di essere interlocutore di Washington – prima con Biden e poi con Trump – ed al tempo stesso protagonista di convergenze in Europa su difesa e commerci, assegna un ruolo importante all’Italia nella protezione del dialogo euroamericano, cuore dell’Occidente. Al tempo stesso l’Italia è un tassello del progetto di corridoio geoeconomico IMEC che dall’India si propone di raggiungere il Medio Oriente, l’Europa Occidentale ed il Nordamerica creando un’alternativa alla Nuova Via della Seta di Pechino. Ma non è tutto perché anche sul fronte della ricostruzione nelle aree di conflitto – da Gaza all’Ucraina – l’Italia può ambire ad un ruolo di protagonista grazie alla scelta fatta di impegnarsi sempre per smorzare, superare, le fasi più accese di ogni crisi.












