
Un anniversario importante ma trascurato
Sotto l’incalzare delle notizie di attualità, i media non hanno praticamente parlato del quarantesimo anniversario del dirottamento da parte di terroristi palestinesi della nave italiana da crociera Achille Lauro, iniziato il 7 ottobre 1985 e concluso il 10, dopo il crudele assassinio da parte dei terroristi di un anziano ebreo americano in sedia a rotelle, Leon Klinghoffer. Fu un episodio centrale e simbolico dell’estensione, fra gli anni Settanta e gli Ottanta, della guerra terroristica contro Israele all’estero, in particolare in Europa, che produsse molte vittime ed evidenziò la sostanziale complicità di molti governi europei.
La vicenda e il suo seguito
Un commando di quattro terroristi, membri del Fronte popolare di liberazione della Palestina (FPLP) che faceva parte dell’Organizzazione della Liberazione della Palestina (OLP), saliti a Genova della nave da crociera italiana che portava 201 passeggeri e 304 uomini di equipaggio, se ne impadronì senza trovare resistenza. Il governo italiano, presieduto da Craxi, con Andreotti agli Esteri, decise di non usare gli incursori che erano stati mobilitati e scelse di trattare a oltranza. Il commando voleva andare in Siria e chiedeva in cambio degli ostaggi la scarcerazione di terroristi detenuti in Israele che rifiutò. Grazie alla mediazione di Arafat, i terroristi, dopo il rifiuto della Siria, accettarono di sbarcare in Egitto senza contropartite, dopo aver ucciso però Klinghoffer, colpevole solo di essere ebreo. Ma l’aereo che doveva riportarli a Tunisi dove aveva sede allora l’OLP fu intercettato in volo da aerei americani e obbligato ad atterrare sulla pista della base Nato di Sigonella, in Sicilia, perché gli Stati Uniti non potevano accettare che i terroristi assassini di un cittadino americano restassero senza processo. Craxi, legato sempre al mondo arabo e sostenitore del palestinismo, ordinò ai carabinieri di impedire il trasbordo degli assassini su un altro aereo diretto negli Stati Uniti. Lo scontro poi si ripeté a Ciampino, dove Craxi aveva fatto trasferire il leader del gruppo criminale, Abu Abbas, che era uomo di Arafat. Craxi riuscì a vendere all’opinione pubblica italiana lo scontro con il nostro principale alleato in difesa dei terroristi come un gesto di indipendenza, mentre esso era la vile sottomissione al terrorismo, l’atto più palese di quella complicità sistematica con i crimini palestinisti che va sotto il nome di “lodo Moro”. La solidarietà poi fu ricambiata quando nove anni dopo, dovendo fuggire lui stesso all’arresto per la vicenda di “Mani pulite”, Craxi scelse come rifugio proprio la Tunisia. Abu Abbas fu fatto subito fuggire dai servizi italiani su un aereo jugoslavo in Grecia e benché condannato all’ergastolo in contumacia non scontò mai la sua pena. Anche gli esecutori materiali se la cavarono con poco, perché furono presto liberati per scambi diplomatici.
Perché ricordare l’Achille Lauro
Il sequestro di una grande nave da crociera fu un crimine spettacolare, che mostrò, ancor più dei numerosi dirottamenti aerei di quegli anni, l’alto livello di organizzazione raggiunto dal terrorismo palestinista anche grazie alla collaborazione di Stati mediorientali come la Siria (che tradizionalmente proteggeva il FPLP) e la Tunisia, ma soprattutto del blocco comunista che coi suoi servizi segreti da vent’anni armava e addestrava i terroristi. Venne alla luce anche la fragilità non solo politica e morale delle società occidentali, incapaci di difendersi e sempre tentate di praticare la complicità col terrorismo, magari sotto alte bandiere umanitarie. Si vide con l’omicidio di Klinghoffer non solo la crudeltà e la mancanza di ogni senso di umanità dei palestinisti, ma pure (come tre anni prima nei sanguinosi attacchi alla Sinagoga di Roma e al ristorante kasher di Parigi) il fatto che agli occhi dei terroristi non vi era differenza fra israeliani ed ebrei della diaspora: tutti nemici da sterminare secondo un progetto ideologico-religioso consapevolmente genocida. Con poche differenze, questi fattori sono ancora presenti oggi e hanno caratterizzato la guerra iniziata il 7 ottobre. Il livello militare del terrorismo, ormai armato di droni e missili sofisticati, è ancora cresciuto. La programmatica, esibita crudeltà e la volontà genocida si sono viste al massimo grado il 7 ottobre 2023, ancor più che in tanti attentati in Israele e nel resto del mondo. L’appoggio di paesi arabi e musulmani al terrorismo oggi è parziale ma decisivo come allora; ma sussiste anche quello di Russia e Cina, che continuano le vecchie politiche dell’URSS. Soprattutto oggi emerge di nuovo in molti governi, leader politici, mediatici e intellettuali, in parti consistenti dell’opinione pubblica lo stesso atteggiamento che fu allora di Craxi (con l’appoggio di comunisti e democristiani e l’opposizione solo di repubblicani, dei radicali e di tutta la destra): tiepida condanna a parole dei crimini più evidenti del terrorismo, ma poi appoggio pratico e rivendicazione del “diritto alla resistenza” naturalmente armata da parte dei “palestinesi” che Craxi ebbe l’ardire in un discorso in Parlamento di accostare alla Resistenza italiana e addirittura a Garibaldi. Anche allora l’America di Reagan fu lasciata sola nell’esigere la punizione dei terroristi. Dalla serie degli attacchi terroristici di quegli anni poi venne la pressione internazionale su Israele che piegò la resistenza del governo laburista e portò infine agli accordi di Oslo con il riconoscimento della centrale terrorista dell’OLP come “rappresentante legale” del “popolo palestinese”. Esattamente come mentre era in corso la guerra di autodifesa di Israele, numerosi stati Europei hanno pensato bene di “riconoscere” l’inesistente Stato di Palestina. Bisogna prendere atto dunque che le medesime dinamiche di quarant’anni fa sono ancora attive e altrettanto pericolose.