
Come gli ebrei italiani e in particolare i lettori di Shalom sanno bene, viviamo in questo momento nel pieno di una grande ondata antisemita, forse la maggiore dalla fine della Shoah, che si presenta sotto le vesti dell’antisionismo, cioè dell’odio per lo Stato di Israele e del rifiuto della sua autodifesa. In buona parte questo atteggiamento, che prevale nei media, nelle università, nel mondo della cultura e dello spettacolo e nella politica, soprattutto quella di sinistra, è espressione contemporanea dell’“odio antico” per gli ebrei che ha trovato nell’autodifesa dello Stato di Israele dopo il 7 ottobre il pretesto per uscire di nuovo allo scoperto.
Come per secoli si sono accusate le comunità ebraiche di mezz’Europa e del Medio Oriente di uccidere bambini cristiani per impastare col loro sangue il pane azzimo, così oggi si parla di Israele come “assassino di bambini”; come la propaganda antisemita a partire dal falso libello dei “Protocolli dei Savi di Sion” incolpava gli ebrei di voler dominare il mondo, così oggi i giornali (per esempio Il Fatto quotidiano e Il Manifesto) sostengono che Netanyahu pretende di essere “il padrone del mondo”; come gli ebrei sono stati accusati dai tempi dell’Impero Persiano di non riconoscere la legge comune, così oggi Israele viola sistematicamente la legge internazionale, come essi erano “avari e ladri”, così oggi rubano la terra dei palestinesi. Queste falsità insomma vengono da lontano, sono miti consolidati nel discorso collettivo. Ma essi derivano anche da ignoranza dei fatti, dalla ricezione acritica della propaganda palestinista, dal fatto che la storia, la geografia, la politica, la demografia di Israele e delle guerre che il mondo musulmano le ha scatenato contro fino all’ultima ancora in corso non sono affatto conosciute. Questo deriva certamente anche dalla mancanza di testi accessibili e aggiornati su questo tema, su cui prevalgono i libelli anti-israeliani.
Insieme ad altri due studiosi e giornalisti impegnati nell’informazione su Israele (David Elber e Niram Ferretti), abbiamo ritenuto che questo problema andasse affrontato con urgenza e abbiamo scritto velocemente una storia non del popolo ebraico, del sionismo o dell’antisemitismo, ma specificamente dello Stato di Israele, a partire dalle sue premesse recenti (l’inizio della reimmigrazione ebraica dopo la metà dell’Ottocento, l’istituzione del Mandato di Palestina nel 1920, il successivo stabilimento dell’Yishuv (insediamento ebraico), per poi parlare dello Stato, dei conflitti che dovette sostenere, delle sue condizioni socio-economiche, della politica interna e di quella estera, fino alla guerra attuale. Il titolo del libro è “Ritorno a Sion” (edizioni Studium, disponibile nelle librerie che non lo censurano e sui canali di vendita online): Sion come sinonimo di Gerusalemme e nucleo ideale del sionismo, “ritorno” per sottolineare il fatto che il popolo ebraico è il vero indigeno di quella zona e che vi ha soggiornato per millenni prima di esserne esiliato (ma solo in parte) dagli invasori prima romani e poi arabi.
Il libro si propone di fornire gli elementi di fatto e di diritto che rendono legittima l’esistenza di Israele e la sua autodifesa; di illustrare la guerra dei cent’anni che gli arabi locali e i paesi circostanti hanno condotto contro di esso sia con i tradizionali mezzi della guerra sia col terrorismo interno e internazionale; di far capire le ragioni della democrazia, del successo economico e sociale, della resistenza di Israele di fronte al più esteso e duraturo assalto che uno stato moderno abbia mai dovuto sopportare; di far luce sui tentativi di pace falliti per i rifiuti arabi; di chiarire infine le intricate condizioni della vita politica del solo stato al mondo in cui tutti gli ebrei possono essere davvero liberi e mantenere la loro identità e in cui però vivono e prosperano molteplici minoranze etniche, religiose, politiche.
È diretto innanzitutto agli studenti, ai professori, ai giornalisti, a chi si occupa di Israele e vuole sentire a questo proposito non solo una voce sionista ma i fatti nudi e crudi che lo mettono da quasi ottant’anni al centro della cronaca politica mondiale, ben al di à delle sue dimensioni. È un libro per cercare di far riflettere i critici di Israele non affetti da fanatico pregiudizio antisemita, soprattutto coloro che sono incerti, che si rendono conto del fatto che l’“informazione” dei media vecchi e nuovi è quasi tutta propaganda antisionista. Ma pensiamo che sia indispensabile anche agli amici di Israele, che non sempre conoscono i fatti in maniera abbastanza precisa per sostenere le discussioni inevitabili in questo momento.
È corredato di una cronologia, di un lessico per le parole specialistiche che ricorrono nel testo, di cartine, di “medaglioni” che raccontano i personaggi principali. Una prefazione di Fiamma Nirenstein ne spiega il senso e il valore.
Chiediamo ai nostri lettori di diffonderlo, di usarlo come uno strumento di chiarimento politico, di regalarlo a coloro che possano trarne utilità. I nostri diritti d’autore saranno devoluti al Keren Kayemeth LeIsrael, la più antica organizzazione ecologica al mondo.