Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Uno sguardo alla misteriosa comunità ebraica dell’Afghanistan

    Tra pochi mesi, con l’inaugurazione del nuovo edificio della Biblioteca Nazionale di Israele, saranno presentati per la prima volta documenti storici appartenenti alla comunità ebraica perduta dell’Afghanistan. 

     

    I rari documenti, che faranno parte della nuova mostra permanente, sono stati acquisiti dalla biblioteca a causa della situazione dell’Afghanistan dopo il primo dominio talebano. “Ciò che distingue questi documenti è che sono arrivati dall’Afghanistan e rappresentano la vita di una comunità ebraica di cui semplicemente non sapevamo nulla” dice il dott. Yoel Finkelman, curatore della collezione Judaica presso la Biblioteca Nazionale di Gerusalemme.

     

    Nell’anno 586 a.C., il Primo Tempio fu distrutto da Nabucodonosor, il re di Babilonia, e dal suo comandante dell’esercito Nebuzaradan, che conquistò Gerusalemme ed esiliò gli ebrei a est.

    Durante quel periodo, gli esuli ebrei migrarono dalla Terra di Israele nell’area che ora è l’Afghanistan, un importante centro commerciale lungo la Via della Seta, con alcuni mercanti ebrei che accumulavano grande ricchezza.

     

    L’età d’oro degli ebrei nella regione si è probabilmente conclusa nel XIII secolo d.C. quando Gengis Khan e i mongoli conquistarono l’area e sistematicamente tutto sulla loro scia, comprese le comunità, le proprietà e persino la documentazione storica.

    Tuttavia, due archivi sono stati conservati per quasi mille anni vicino alla città di Mian in Afghanistan, uno dei quali apparteneva a un mercante ebreo di successo di nome Abu Nasr ben Daniel.

     

    “Probabilmente era una specie di patriarca di famiglia”, dice il dott. Finkelman. “Ha documentato chi gli doveva dei soldi e chi doveva versare l’affitto che si pensa li ricevesse per le sue proprietà. Ha anche conservato i testi ebraici. La collezione comprende molti documenti, alcuni scritti in antiche lettere persiane e arabe, ma ci sono anche documenti in ebraico e persino in arabo ebraico”. Il Dr. Finkelman osserva inoltre che “la collezione acquisita dalla Biblioteca Nazionale di Israele include anche un archivio non ebraico con un carattere amministrativo locale, che conserva ricevute, accordi e registri. Era un ufficio che fungeva da ufficio contabile. Questo ci permette di saperne di più non solo sulla vita ebraica, ma anche sui mestieri e la cultura di quel periodo.

     

    Gli ebrei erano, ovviamente, una minoranza in quella zona, e la maggior parte dei residenti erano musulmani che parlavano e scrivevano in persiano antico. I documenti consentono però ai ricercatori di conoscere quella cultura antica.

    David Blumberg, della direzione della biblioteca, spiega che a seguito della devastazione causata da Gengis Khan e dal suo esercito nel 1221, non c’è quasi nessuna documentazione della lingua e della cultura persiana e araba nella regione. “La rara e importante collezione è stata acquisita con il sostegno della William Davidson Foundation e del Fondo Haim and Hanna Solomon, e la mostra sottolinea il ruolo della Biblioteca Nazionale di Israele come centro culturale internazionale”, ha concluso Blumberg.

    CONDIVIDI SU: