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    In questa parashà la Torà racconta come avvenne il primo “appeal”, la prima raccolta di fondi e di materiali della nostra storia: “L’Eterno parlò a Moshè dicendo: Dì ai figli d’Israele che mi facciano un’offerta;  accetterete l’offerta da ogni uomo che sarà disposto a farmela di cuore.  E questa è l’offerta che accetterete da loro…”(Shemòt, 25: 1-3).

    Rashì (Troyes, 1040-1105) si sofferma sul fatto che che in questo passo la parola “offerta” appare tre volte.  Egli spiega: “La parola offerta appare qui tre volte per alludere a tre diverse offerte: la prima è l’offerta del mezzo siclo d’argento pro capite, con il quale furono foggiati gli zoccoli, ovvero le basi delle travi con le quali furono erette le pareti del Mishkàn (tabernacolo), come spiegato nella parashà di Pekudè. Una seconda offerta è quella di un mezzo siclo pro capite per l’acquisto dei sacrifici pubblici per il mizbèach (altare). La terza offerta è quella volontaria dei materiali per la costruzione del Mishkàn e per i vestimenti dei kohanim”.

    Da qui impariamo che le prime due offerte erano obbligatorie. Quella per le basi delle travi era “una tantum” perché il Mishkàn fu costruito una sola volta. La seconda invece, per l’acquisto di sacrifici, era l’offerta che poi diventò quella annuale di mezzo siclo pro capite. Questa offerta ebbe luogo quando esisteva il Mishkàn e poi il Bet Ha-Mikdàshe non cessò neppure dopo la sua distruzione. Infatti gli imperatori resero obbligatorio il pagamento del mezzo siclo come tassa  imperiale. Ai tempi di Domiziano la cosa divenne una vera persecuzione. Si racconta che gli uomini sospettati di essere ebrei venivano spogliati per la strada per verificarlo! Questa pratica cessò con la morte di Domiziano. Nerva, il suo successore, fece coniare una moneta con la dicitura: “Fisci Judaici Calumnia Sublata” (La calunnia sulle tasse ebraiche è stata rimossa).

    Rashì nella parashà precedente (Shemòt: 21:32) spiega che il peso di un siclo d’argento era equivalente al peso di mezza oncia del peso standard della città di Colonia. Secondo Zeev Reich nel suo libro Masoret Ha-Shekel (p. 21) l’oncia di Colonia pesava 29,22 grammi. Il peso del siclo era poco più di 28 grammi.

    Il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) riteneva che il peso del siclo fosse maggiore di quello di Rashì. M quando arrivò in Eretz Israel si ricredette. In una sua lettera egli scrisse: “Il Signore mi ha benedetto fino ad ora che sono riuscito a venire ad Acco e ho trovato lì che alcuni anziani del posto avevano una moneta d’argento. Su una facciata vi era una figura simile a un ramo di mandorlo e dall’altra una figura simile a un’ampolla. In entrambe le parti vi era un’iscrizione leggibile. La mostrarono ai samaritani che la lessero subito [perché era nell’antica scrittura ebraica e non quella che usiamo oggi]. Essi lessero da una parte “Shekel Israel” e dall’altra “Yerushalaim ha-Kedoshà”. Questo era il siclo coniato durante la rivolta contro Roma con il peso standard del siclo di Tiro, che aveva l’immagine di un’aquila. Il siclo di Tiro fu selezionato dal Maestri della Mishnà come nuovo standard per lo shekel perché era di purezza garantita anche se il suo peso, circa 14,3 grammi, era un sesto di più del siclo sacro originale della Torà di circa 11 grammi. (La fonte della foto  dei pesi standard qui illustrati è la rivista ANS (2019-4) della American Numismatic Society).

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