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    Quanto conosciamo alcune vicende del XX secolo? La storia italiana è stata esaminata in ogni sua sfaccettatura? Sono tanti i dubbi e le curiosità suscitate dal libro scritto dagli storici Nico Pirozzi, Massimiliano Amato, Ottavio Di Grazia. “Una storia sbagliata. Azzariti, Badoglio, Biancheri, Hudal, Orlandi, Costermano, Un secolo di bugie e di mezze verità” propone una riflessione su storie note e meno note della Shoah e della Seconda Guerra Mondiale.

    Durante la presentazione alla casa della memoria, gli autori hanno proposto le riflessioni che li hanno portati a studiare e ad approfondire queste storie, con il contributo di Aldo Pavia, vice presidente dell’Associazione Nazionale ex Deportati (ANED) e di Roberto Olla, giornalista RAI che spesso si è occupato di Shoah e Seconda Guerra Mondiale.

    Pietro Badoglio e Gaetano Azzariti sono alcuni dei protagonisti: figure dalle biografie tutt’altro che impeccabili. Azzariti durante il fascismo fu presidente del Tribunale della Razza: aveva il potere di decidere se un individuo apparteneva o meno alla “razza ebraica” sulla base di teorie pseudo-scientifiche, cioè se doveva essere soggetto alle leggi razziali. Ciononostante, dopo la caduta del fascismo, Azzariti fu riabilitato e continuò brillantemente la sua carriera: Ministro di Grazia e Giustizia nel governo Badoglio dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, nel dopoguerra fu, paradossalmente, consulente della commissione di epurazione dei fascisti, poi giudice e infine Presidente della Corte Costituzionale dal 1957 al 1961. “Azzariti è uno degli emblemi di questo paradosso della storia: sin dal settembre 1943 si fa passare come lontano dalle nefandezze del fascismo” ha commentato Pirozzi. Su Badoglio, già protagonista della disfatta di Caporetto, dell’uso dei gas in Etiopia, dell’armistizio e della successiva fuga, si è soffermato maggiormente Amato, che nel Generale ha individuato una figura significativa per spiegare i 75 anni del Regno sabaudo: la sua ossessione per il potere, l’autoritarismo militare lo resero un uomo molto vicino ai valori della monarchia. Di Grazia ha sollevato un tema spesso trascurato, ma ricco di spunti e fondamentale per capire l’intero fenomeno nazionalsocialista: il rapporto con la religione. Il nazismo infatti era una complessa macchina ideologica, culturale, spirituale, che ha attinto a diverse fonti filosofiche dei decenni precedenti e a un archivio antiebraico già consolidato, basato su alcuni fondamenti errati, a partire dall’infamante accusa di deicidio.

    Ma la “storia sbagliata” è anche quella che ha dimenticato le vicende di giusti come Luigi Biancheri, ammiraglio della Regia Marina Italiana, che senza esserne consapevole salvò dalla deportazione nei lager nazisti migliaia di ebrei tunisini, o quella di Carlo Orlandi che trasse in salvo gran parte dei naufraghi del “Pentcho”, i protagonisti della più incredibile tra le fughe dall’Europa antisemita.

    Un’opera dunque che permette di ricostruire la storia con una visione più completa, non senza uno sguardo sul presente, come testimoniato dalla partecipazione del pubblico al dibattito seguito alla presentazione.

    [GALLERY]
    ITALIA

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