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    Dove è finito Yahya Sinwar? Dopo cinque mesi dall’inizio della guerra, della mente degli attacchi del 7 ottobre scorso non si hanno più notizie. Numerose sono le voci sulla sorte del leader di Hamas a Gaza, di cui l’unica prova che sia in vita e ancora in fuga sono solo alcune riprese di un filmato trovato in un tunnel di Khan Younis, risalenti a pochi giorni dall’inizio della guerra, dove si vede Sinwar fuggire insieme ai figli e una delle sue mogli.
    L’ultima voce riguardo il capo di Hamas è arrivata dall’Arabia Saudita. Secondo il portale saudita Elaph la leadership di Hamas, tra cui lo stesso Sinwar e il fratello Muhammed, sarebbe fuggita in Egitto attraverso i tunnel sotterranei della Striscia di Gaza portando con sè alcuni ostaggi da usare come scudi umani.
    La notizia è stata smentita sia dall’esercito israeliano sia da alcune fonti egiziane, che hanno parlato con i media libanesi. Secondo gli ufficiali dell’IDF, Sinwar avrebbe perso i contatti con gli altri leader di Hamas. E non è chiaro se sia nascosto in un bunker o se sia, forse, rimasto ucciso in uno dei tanti raid sulla Striscia. Due settimane fa la tv israeliana aveva indicato che Sinwar sarebbe di fatto irraggiungibile, “non avendo alcun contatto” né con i mediatori egiziani né con quelli qatarioti che negoziano al Cairo sul cessate il fuoco e sul rilascio degli israeliani rapiti.
    L’ultimo segno di vita, verificato, di Yahya Sinwar risale al 16 gennaio, riporta Channel 14. Secondo il canale televisivo israeliano, la comunicazione tra Sinwar e il mondo esterno, avverrebbe attraverso un portavoce e un fax, evitando così tutti i mezzi digitali. Più di un mese fa questi fax hanno smesso di arrivare.
    La caccia all’uomo si sta facendo di giorno in giorno sempre più intensa. Recentemente sono stati ritrovati non solo documenti scritti da Sinwar, ma anche circa 20 milioni di shekel (5,4 milioni di dollari) in contanti. Soldati e agenti dello Shin Bet hanno anche trovato effetti personali in uno dei nascondigli. Nei giorni scorsi inoltre, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato che la leadership di Hamas all’estero sta cercando “un sostituto” per il suo leader nella Striscia di Gaza dal momento che “i battaglioni del gruppo a Khan Yunis sono stati smantellati e si profila un’offensiva a Rafah”.
    Nel frattempo alcuni ritrovamenti fatti dall’esercito israeliano provano il desiderio di Sinwar di aprire un secondo fronte al nord con l’aiuto di Hezbollah. Secondo i documenti trovati a Khan Younis, il leader di Hamas credeva che “l’Asse della Resistenza” sciita, vale a dire Hezbollah e Iran, si sarebbe impegnata attivamente con un’operazione per “occupare la Galilea”.
    Sebbene Hezbollah abbia promosso 15 unità Fajr – battaglioni concentrati delle sue forze d’élite Radwan – lungo il confine e si sia preparato per un’invasione immediata, non conosceva il momento esatto dell’azione di Hamas. Questo ha fatto sì che le forze dell’IDF, principalmente riservisti, abbiano mantenuto la linea. Secondo una fonte israeliana, l’obiettivo di Hezbollah era quello di entrare immediatamente, ma l’Iran li ha fermati per un motivo strategico particolare: fare da deterrente per un eventuale attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane.

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